
È stata una corsa contro il tempo, martedì mattina a Torino. I responsabili e i soci degli otto circoli remieri cittadini si sono precipitati al fiume prima che l’acqua, che iniziava a entrare negli hangar, salisse tanto da portarsi via tutto. Per molti, il bilancio è stato tutto sommato positivo: qualche banchina spostata e alcune attrezzature nautiche portate via dalla corrente. Solo l’Eridano ha perso un motoscafo: soltanto il motore vale 2800 euro.
Dal circolo “Amici del Fiume” non risparmiano l’Arpa: “Per recuperare in fretta e furia 30 imbarcazioni e 4 motori ci siamo dovuti muovere in condizioni precarie e pericolose – dice il presidente, Mauro Crosio – Si sarebbe potuto evitare con indicazioni tempestive, che invece non sono arrivate”.
Secondo l’Agenzia, che lunedì a mezzogiorno ha emesso un bollettino di previsioni di 36 ore, il rischio di piene del Po a Torino era assente. “Già. E intanto noi avevamo l’acqua nei rimessaggi” ribattono dai circoli. Qualche minuto prima delle 12, quando il fiume ha toccato il livello più alto, dall’Arpa confermavano: “La portata del Po, a Torino, raggiunge una soglia di criticità a 700 metri cubi al secondo. In questo momento siamo a 450. Non ci sono pericoli”.
Più a valle, a Cremona, nel la notte tra martedì 9 e mercoledì 10 gennaio, un’onda di piena improvvisa (ma prevedibilissima), ha causato danni agli attracchi delle canottieri e di tutte le strutture fluviali e un’ondata di proteste per sottolineare che il sistema di allarme sul Po, da Torino a Cremona non funziona. Dalla zona Mandracchio fino a foce Morbasco tutto il personale delle canottieri e delle società motonautiche era al lavoro fin dalle prime ore del mattino, per allentare cime e catene di ancoraggio, evitare che le barche o le zattere andassero sotto acqua, che le passerelle affondassero definitivamente.
Una piena gestibilissima se solo gli enti preposti avessero dato l’allerta. Cosa è accaduto? Alla diga di Isola Serafini, nella notte, sono state aperte le paratoie senza avvertire che stava arrivando l’onda e il livello del fiume si è alzato di 4 metri in brevissimo tempo. Rabbia nelle società canottieri: “Manca un sistema d’allarme, a Isola Serafini fanno quello che vogliono, ora basta”.
Anche il prefetto di Pavia Attilio Visconti, si e’ recato ieri pomeriggio al Ponte della Becca, dove nelle ultime 36 ore il Po è salito di oltre 4 metri. La situazione resta sotto controllo, ma il prefetto ha voluto effettuare un sopralluogo per rendersi conto di persona del livello del fiume nel punto in cui riceve le acque del Ticino e anche per costituire un “Centro operativo misto”: un organismo con la presenza dei vigili del fuoco, dei volontari e dei sindaci dei due Comuni che si affacciano più direttamente sul Po (Linarolo e Mezzanino Po). Una struttura con il compito di monitorare costantemente il livello del fiume, e anche di adottare eventuali provvedimenti in accordo con il prefetto. Inoltre in Prefettura verrà attivata una sala operativa con il compito di coordinare gli interventi.
L’anno comincia decisamente male: siamo già all’emergenza, alle accusa di mancata vigilanza e alle carenze organizzative degli enti preposti al controllo dei livelli del Grande Fiume. Ci auguriamo una migliore coordinazione in un futuro prossimo.