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Convegno “Bracconaggio 2.0: la mafia del pesce”

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Una mattanza dei Predoni del Po - Foto d'archivio

GONZAGA. Si è tenuto, sabato 15 febbraio a Gonzaga, il Convegno dal titolo Bracconaggio 2.0: la mafia del pesce organizzato da Fipsas e Fiera Millenaria. La conferenza si è svolta nell’ambito della 22esima edizione di Carpitaly, la mostra internazionale del Carp fishing e della pesca al siluro. Nell’affollata sala convegni del Padiglione Zero della Fiera Millenaria si è parlato nello specifico delle attività internazionali di contrasto al bracconaggio ittico avvenute nell’anno 2019, che hanno coinvolto: Italia, Romania, Francia, Spagna e Ungheria.

Nei paesi dell’Est, il pesce viene commercializzato in barba alle più elementari norme sanitarie. Sicuramente, ha destato grande interesse, e forse era anche ora, la presenza, per la Romania, di quattro rappresentanti delle istituzioni che hanno organizzato e condotto le indagini e i blitz eseguiti nel 2019 contro l’organizzazione internazionale dedita alla pesca di frodo: Nita’ Teodor, procuratore della Procura vicino alla Corte di Appello di Costanza; Jurj-Tudoran Remus, procuratore della Procura presso l’Alta Corte di Cassazione e Giustizia; Finaru Dorin, commissario capo della Polizia all’interno dell’Igpr, Direzione dell’ordine pubblico e Sora Marian commissario capo della Polizia nell’ordine pubblico Igpr.

Nella maxi-operazione sono state arrestate 40 persone, maxi sequestro di 6 tonnellate di pesce, documentazioni false e attrezzature, oltre a 169 perquisizioni.

L’operazione “Bracconieri senza frontiere” è scattata grazie ad alcune segnalazioni ed è partita proprio dall’Italia, soprattutto dalle province di Rovigo, Padova, Ferrara e Varese dove c’era un certo traffico.

I bracconieri che agiscono sul Po, per la gran parte provenienti dall’Est Europa e in particolare dalla Romania, sono oltre 200 secondo le stime delle associazioni di pesca e delle forze dell’ordine.

Il Po è di gran lunga il più colpito, ma il fenomeno si è esteso anche a Roma (sul Tevere e nel laghetto Eur) e nel Meridione dove i bracconieri hanno depredato le acque.

Il danno ambientale, a causa dei metodi di pesca invasivi (sul Po le reti a strascico) ma anche economico è gravissimo perché i fiumi si stanno impoverendo sempre di più e la pesca sportiva – un mercato sette volte più grande della pesca commerciale – rischia di scomparire.

I bracconieri sono organizzati in vere e proprie “squadre d’attacco”, ma sono numerosi anche i soggetti che si muovono singolarmente. Si stima che mediamente ogni gruppo sia in grado di smerciare due carichi a settimana da 20 quintali ciascuno di pescato che in gran parte finisce sul mercato rumeno con profitti altissimi.

E il pescato illegale arriva anche sulle tavole italiane attraverso una filiera illegale e priva di controlli. Al convegno sono poi intervenuti Simone Bossi senatore della Lega e vice presidente della Comm. Pol EU del Senato, primo firmatario del disegno di legge 1335/2019 a contrasto del bracconaggio ittico in acque interne; Stefano Testa Maggiore Responsabile Task Force anti Bracconaggio Ittico – Raggruppamento Carabinieri CITES – Comando Unità Forestali, Ambientali e Agroalimentari Carabinieri, che ha spiegato la struttura gerarchica di questi gruppi criminali che guadagnano quasi 5 milioni di euro; Maria Elena Castaldo – Coordinatore Corso di Studi in Giurisprudenza Università degli Studi Link Campus University Roma e Ugo Claudio Matteoli Presidente della Fipsas. Il convegno è stato moderato da Matteo De Falco, giornalista di Sky Pesca.