
Attenti al lupo! Così cantava Lucio Dalla ormai parecchi anni fa ma dubito che il grande cantautore avesse in mente i lupi in carne e pelliccia. Invece è proprio a loro che sto pensando adesso perché i lupi stanno tornando e la loro presenza è segnalata in zone diverse e sempre più numerose. Il lupo, nobile animale il cui ritorno è applaudito da alcuni, temuto da altri.
Dove sono questi lupi? Non solo in luoghi remoti e isolati. La loro presenza è stata segnalata già da un paio di anni nelle colline che da Torino arrivano al Monferrato, su quel balcone naturale da cui ammirare le acque del Fiume scorrere verso Casale Monferrato. Colline, boschi, zone non così densamente popolate insomma, ma è recentissima la notizia che il lupo è arrivato in città, precisamente nella periferia di Torino.
La certezza della sua presenza è arrivata grazie all’esito di analisi di laboratorio effettuate dall’Istituto Zooprofilattico di Torino su un campione di saliva prelevato da un animale predato e ritrovato presso l’Isolone Bertolla. L’Isolone prende il nome dal quartiere in cui si trova, Bertolla appunto, situato nella zona nord est di Torino esteso tra la Stura e la sua confluenza nel Po. Era il borgo dei lavandai che usavano il fiume per lavare i panni e i prati intorno per stenderli ad asciugare.
L’Isolone è però stato creato artificialmente separandolo dal resto del quartiere quando tra il 1952 e il 1953 si decise la realizzazione di un invaso per la produzione di energia idroelettrica. Venne quindi costruita una diga, denominata Diga del Pascolo e del suo Canale Derivatore. Questo preleva le acque dal Po all’altezza della confluenza della Stura di Lanzo e le restituisce al grande fiume nel comune di San Mauro, nella prima cintura torinese. Ecco perché si parla di Isolone, un territorio rimasto inaccessibile perché gli unici ponti percorribili sono quelli che attraversano il canale – non ne esistono dal lato del Po – ma rimangono chiusi visto che sboccano nella parte di isolone gestita dall’azienda elettrica.
Alcuni decenni fa si pensò di poter impiantare sull’Isolone una coltivazione a livello intensivo di pioppi con ibridi clonali non tipici della zona. Il tentativo non andò a buon fine e l’Isolone venne invaso dalle varie specie alloctone che in tanti punti lungo il fiume hanno preso il sopravvento, a maggior ragione qui. L’inaccessibilità ha però agevolato varie specie di uccelli che possono nidificare qui indisturbati come aironi cenerini e svassi.
Da poco più di un anno è iniziato un nuovo progetto di riqualificazione ambientale: eliminare queste specie invasive e consolidare la grande biodiversità in parte già esistente. Per questo scopo si è scelta una strada forse diversa da ciò che si sarebbe intrapreso in un recente passato. Non operai e motoseghe, o comunque non solo quello, ma un accordo con l’azienda agricola Gramaglia che ha portato all’Isolone pecore in primis, qualche asino e alcune capre. Scopo? Contenere la vegetazione invasiva, piano piano eliminarla e sostituirla con vegetazione autoctona. Saranno stati questi erbivori a richiamare i lupi su queste sponde? Oppure il gran numero di selvatici qui presenti? Forse entrambi lo hanno attirato e le sponde del fiume tornano ad assistere al vecchio faccia a faccia fra allevatori e lupi.
Finalizzato a equilibrare la tensione fra questi due portatori d’interesse si inserisce il progetto LIFE WOLFALPS EU avente come obiettivo il miglioramento della coesistenza fra lupo e attività umane.
Un progetto, quello del Life Wolfalps, in pieno svolgimento e uno dei primi passi necessari alla sua riuscita è senza dubbio la possibilità di rispondere alla domanda: ma quanti sono, e dove sono, i lupi in Italia? La ricerca è già partita: la fase uno ha previsto la raccolta sistematica dei campioni, sistematica perché basata su protocolli condivisi e standardizzati. Un lavoro che ha impegnato circa 1000 operatori su 1250 transetti cioè percorsi prestabiliti e controllati da operatori alla ricerca di campioni in tempi e scadenze fisse.
Ad aprile di questo anno è partita la fase due del progetto: questi campioni devono essere validati grazie ad analisi genetiche e archiviati. La fase finale consisterà nell’analisi dei dati raccolti allo scopo di ottenere distribuzione e numero della popolazione lupo in Italia. Dati che andranno comunicati alla comunità europea che ha inserito il lupo nella direttiva Habitat come “specie prioritaria, di interesse comunitario che richiede una protezione rigorosa”.
Intanto è arrivato un bando a favore degli allevatori piemontesi per richiedere un contributo finalizzato dotare il proprio allevamento di specifica protezione contro lupi e carnivori in genere. C’è tempo fino al 30 settembre per partecipare.