
“L’acqua faceva schifo. Sapeva di letame e fertilizzanti. Si rinfrescò la faccia pensando alle statistiche che mettevano la provincia di Cremona tra le prime in fatto di tumori. I medici davano la colpa alle sostanze impiegate in agricoltura, fertilizzanti e diserbanti che ormai avevano invaso la falda acquifera”.
Così viene raccontata Cremona da Mario Mantovani, nel suo libro “Voci d’acqua”, un viaggio nella Pianura Padana che attraversa decenni di storia e i corsi dei fiumi Po, Adda, Oglio e Serio. Un centro inquinato in cui rinfrescarsi significa esporsi alla malattia. Una storia che continua a ripetersi e affligge una città che ha sviluppato la sua economia sull’agricoltura e l’industria alimentare proprio intorno alle rive del maestoso Po. Oggi il problema non sono più solamente i fertilizzanti, ma Cremona convive ancora con un enorme inquinamento causato dalla fabbrica Tamoil. La storia inizia quindici anni fa.
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