
Il semicingolato tedesco della Seconda guerra mondiale ripescato nel Po la scorsa primavera fa parte delle dieci scoperte archeologiche più importanti del 2022. Lo ha stabilito Archaeo Reporter – un sito internet di accademici e studiosi, non di semplici appassionati – che lo ha inserito all’ottavo posto della sua hit parade dedicata all’anno appena concluso.
L’archeologia è abitualmente associata a monumenti, e possibilmente a tesori, che risalgono all’antichità remota o semmai al Medio Evo. Invece il semicingolato è vecchio di appena ottant’anni o poco più. Fa parte della gran quantità di materiale bellico che i tedeschi hanno affondato per evitare che cadesse nelle mani dei nemici mentre fuggivano davanti all’esercito angloamericano e cercavano di attraversare il Po con mezzi di fortuna, nell’aprile del 1945. I ponti erano inutilizzabili perché bombardati.
E’ vero che un veicolo della Seconda guerra mondiale è un manufatto piuttosto recente, ma è altrettanto vero che l’archeologia non ha confini temporali: è piuttosto un metodo che consente di far “parlare” ciò che viene dal passato. E, opportunamente interrogato, il semicingolato ha raccontato molte cose.
Il semicingolato è un Sd.Kfz.11. Ha restituito oggetti personali dei soldati, compresi un temperamatite e le lamette da barba. Le bottiglie e il cavatappi. Un piatto (meglio: i cocci di un piatto) acquistato a Faenza per 3,50 lire. Vari pezzi di ricambio ed attrezzi per la manutenzione.
Al suo interno c’era addirittura un vaso di epoca protostorica, che non c’entra assolutamente nulla con la Seconda guerra mondiale. La corrente del Po infatti trascina e rimescola, facendosi beffe degli archeologi abituati a ricostruire la cronologia delle attività umane in base alla profondità alla quale si trovano le loro tracce.
Il recupero del semicingolato tedesco si inscrive nell’archeologia della siccità che ha caratterizzato l’intero 2022. Dai fiumi europei ridotti ai fantasmi di se stessi è uscito di tutto, a cominciare dalle “pietre della fame”.
Il semicingolato è stato estratto dal Po a Sermide, nel Mantovano. La sua posizione era nota, ma il recupero è stato possibile solo grazie alla straordinaria secca. Dopo il restauro, è stato trasportato al Museo della Seconda guerra mondiale di Felonica (MN). Oltre alla quotidianità dei soldati, è in grado di narrare la sua stessa storia e la storia dei contadini che, nel dopoguerra, ricavavano dal materiale bellico preziosi rottami metallici e attrezzi agricoli.
L’esame degli strati di vernice ha consentito di capire che il semicingolato, prima di arrivare in Italia, aveva fatto la campagna di Russia. Oltre ai segni lasciati di cercatori di metalli, la sua carrozzeria reca le tracce del lavoro delle draghe che ricavavano sabbia dal letto del Po.
E il serbatoio, poi! Qualcuno è riuscito ad aprirvi una sorta di finestrella. Quando già il semicingolato giaceva nel fiume, ne ha asportato il carburante, in quel momento prezioso come oro. Ed ecco, infine, il momento esatto in cui il semicingolato tedesco è uscito dal Po.