
Gentile direttore,
ripetiamo sempre che siamo un Paese il cui territorio per l’83% è esposto al rischio idrogeologico e soggetto ai suoi devastanti effetti, ma per ovviare facciamo poco o meglio nulla. Chi le scrive ha ancora chiaro nella mente cosa significa subire tre alluvioni, l’ultima delle quali con due metri di acqua in casa. Una situazione che non auguro a nessuno neppure alla persona che mi è più antipatica, tanta è stata la paura con i suoi strascichi che ancora oggi balzano agli occhi nei momenti delle forti piogge.
E dopo questi disastri sempre più frequenti nel nostro Paese, ripetiamo sempre che programmeremo, stanzieremo, progetteremo, che disastri simili non debbono più succedere, ma alla fine tutto resta quasi sempre come prima, sulla carta e nelle dichiarazioni fino alla prossima tragedia che potremmo definire un evento atteso perchè come sempre, abbiamo fatto poco o nulla. E poichè abito a Trino dove negli ultimi anni le alluvioni e il rischio cui siamo ancora esposti sono di casa, i vari spot istituzionali sono, come per il resto dell’Italia, rimasti lettera morta; compresi gli annunci sulla attenzione per il territorio che nella sua campagna elettorale il Presidente Chiamparino aveva promesso. Ma ovviamente e come da copione, in pratica un nulla di fatto, e gli alibi sono sempre gli stessi; mancano i soldi e poi c’è il famigerato patto di stabilità.
Risultato? Credo di essere ormai l’unica persona a credere o forse meglio ad illudermi ancora sulla messa in sicurezza di Trino e la cui esposizione al rischio esondazione nonostante l’aver subito tre tragiche alluvioni, purtroppo è ancora una realtà al punto che, nel 2011, preso atto dell’inconcludente tergiversare dell’allora Amministrazione Comunale, la Regione Piemonte stessa consapevole dell’effettivo rischio, si fece carico, al di là delle sue competenze, di assumersi straordinariamente la responsabilità del soggetto attuatore delle opere e quindi di realizzare il nuovo canale scolmatore di Trino; un’opera idraulica necessaria per la messa in sicurezza del territorio.
Un intervento indispensabile per mitigare il rischio esondazione causato da una concomitanza di fattori idraulici tra i quali prioritariamente, le piene del reticolo idrografico minore, in sostanza le Rogge che attraversano il centro abitato e il territorio di Trino. Rogge che nei momenti sempre più frequenti di piene concomitanti, purtroppo non hanno modo di defluire nel fiume Po. Quindi la costruzione di questo nuovo canale scolmatore ha appunto la funzione di intercettare parte di quelle acque e recapitarle per gravità, senza quindi l’impiego di pompe e/o idrovore di sorta, direttamente nel fiume Po a valle di Trino, in un punto decisamente e topograficamente favorevole. Insomma un’opera che garantirebbe un significativo innalzamento dello stato di sicurezza dell’abitato di Trino.
Ma questa è anche la storia incredibile dell’inefficienza, dell’indifferenza e aggiungo, della incapacità politica; cause che a tutt’oggi ostacolano la costruzione di quest’opera di circa 4500 metri di lunghezza, finanziata a fine 2005 dalla Regione stessa con 5.200.000 euro, allora più che sufficienti per realizzarla completamente. Fu il Comune di Trino il promotore del piano di messa in sicurezza Istituzionalmente approvato a tutti i livelli, e allo stesso Comune fu attribuito il ruolo di soggetto attuatore dell’opera. Fu dato avvio in tempi brevissimi alla progettazione preliminare e definitiva e all’espletamento delle procedure di Valutazione dell’Impatto Ambientale e di Incidenza attraverso una nutrita serie di complicate Conferenze dei Servizi presiedute dalla stessa Regione Piemonte che portarono dopo circa 18 mesi, alla definitiva approvazione da parte della stessa Regione con la Delibera di Giunta di fine giugno 2008. Dopo quell’approvazione il Comune di Trino completò l’iter con il Progetto Esecutivo che recepiva tutte le prescrizioni approvate. A gennaio 2009 il Progetto Esecutivo fu completato e rilasciato al Comune di Trino per i successivi adempimenti conclusivi.
Però, immediatamente dopo quella data, ci fu il commissariamento di Trino per le dimissioni di nove consiglieri comunali, di Maggioranza e di minoranza, subentrò poi una nuova Amministrazione la quale nel 2010 in accordo con la Provincia di Vercelli, rinunciò al ruolo di soggetto attuatore di questa importante opera. E fu proprio in quel periodo che consapevole dell’elevato rischio esondazione cui era sottoposto l’abitato di Trino, l’allora Giunta Regionale del Piemonte decise di assumersi straordinariamente l’onere e le responsabilità proprie del soggetto attuatore e quindi di realizzare quell’opera.
Ma il trascorrere del tempo ha inciso negativamente ma anche impropriamente sul costo dell’opera. Ad incrementarlo significativamente ci furono le richieste del Parco Fluviale del Po il quale aveva espressamente vincolato la sua autorizzazione alla costruzione dell’opera, previa la realizzazione di una serie di opere aggiuntive di mitigazione ambientale, nonostante che lo stesso Parco avesse autorizzato a poche centinaia di metri di distanza, due cave di ghiaia da anni ancora del tutto evidenti e attive, una in sponda destra del fiume Po (Brusaschetto) l’altra in sinistra nei pressi del ponte di Pontestura. Ma anche la rivalutazione del prezzo dei terreni agricoli e i costi di costruzioni hanno inciso sull’incremento nel senso che ad oggi per costruire sempre la stessa opera e con lo stesso percorso, sono necessari dodici milioni di euro rispetto i 5.200.000 inizialmente stanziati e più che sufficienti.
Quindi, è stato deciso di suddividere l’opera in due lotti e di realizzarne solamente un primo, tra l’altro quello meno significativo per la messa in sicurezza di Trino, per una questione di disponibilità finanziaria. Per il secondo lotto e quindi il completamento dell’opera, siamo ancora al libro dei sogni. Ma questo costruendo primo lotto è ancora solamente e da anni sulla carta. La causa? Un accanimento burocratico senza precedenti unitamente all’indifferenza e alla incapacità politica. Per questo non è ancora possibile pubblicare i bandi di gara perchè non sono ancora nelle disponibilità del soggetto attuatore, la Regione stessa, le aree agricole sulle quali deve transitare il primo lotto del nuovo scolmatore. E parrebbe che gli adempimenti di esproprio e/o di acquisizione siano in capo al Settore Patrimonio sempre della stessa Regione Piemonte. Insomma un cane che si morde la coda.
Se tutti questi se, troveranno compimento in tempi brevi (viene ormai da sorridere) forse nel 2017 sarà posato il primo mattone di un’opera al vertice della classifica nazionale dell’inefficienza ma anche dell’indifferenza a tutti i livelli. E come ho ancora scritto agli assessori regionali competenti e al Sindaco di Trino, quella dello scolmatore è ormai una farsa da Striscia la Notizia e da Gabibbo; una vera presa in giro da ogni punto di vista. Ecco perchè mi convinco sempre più ad essere rimasta l’unica persona a credere ancora nell’attuazione del piano di messa in sicurezza di Trino. E per concludere, nel momento della posa del primo mattone, immediatamente dopo partirà un pellegrinaggio di trinesi al vicino Santuario della Madonna di Crea.
Giovanni Ravasenga – consigliere comunale di Trino