
Roberta Paulon ROVIGO – Non c’è ancora un allarme sanitario, ma stando così le cose, è facile che lo diventi. Il West Nile al momento è ancora un problema politico. In altre parole, il clou della virulenza sarà da metà giugno, forse prima visto il caldo, e adesso come adesso si può intervenire per evitare l’epidemia. L’inverno senza gelate e i cumuli di acqua stagnante – e di pioggia, in Polesine, ne è caduta tantissima in questi ultimi mesi – sono l’habitat ideale per le zanzare che sono le principali responsabili della trasmissione all’uomo del virus del Nilo. E che sono già abbondantemente presenti nei giardini e lungo i canali, soprattutto nelle zone di campagna.
“Abbiamo già fatto dei controlli – afferma Anna Maria Cattelan, responsabile della Soc Malattie infettive – su casi di febbri alte perduranti. Ma gli esami sono negativi. Quindi attualmente non esiste al momento un solo caso clinico qui da noi. Di conseguenza è prematuro, per il momento, consigliare a chi presenta febbre alta di venire a fare il test”. E questa è la buona notizia. “E’ anche vero che la stagione con temperature alte e l’ulteriore sviluppo di zanzare per tutta la stagione calda, può portare più avanti a una recrudescenza particolare” aggiunge la dottoressa Cattelan.
Non esiste, fa sapere, una profilassi. La miglior difesa è l’attacco. In questo caso, la disinfestazione. Non esiste un vaccino per la febbre West Nile. Attualmente sono allo studio dei vaccini, ma per il momento la prevenzione consiste soprattutto nel ridurre l’esposizione alle punture di zanzare. Di fronte al problema, dichiarato dai comuni, di far fronte alle spese per la disinfestazione pubblica, la strategia è proteggersi il più possibile nel privato, con la speranza che tutti facciano la stessa cosa. “Porre attenzione a non creare situazioni in cui le zanzare possano proliferare – raccomanda la dottoressa dell’Ulss 18 – utilizzare zanzariere e la protezione in spray, i repellenti, di sera, visto che le zanzare infette potenzialmente portatrici della malattia non sono le tigre, ma le culex, quelle normali, che pungono la sera”. Quando scoppierà l’estate, attenzione ai luoghi campestri. Dove le zanzare sono tante.
La malattia da virus West Nile ha, di solito, come sintomo principale, la febbre. “In caso di febbre persistente dopo essere stati in luoghi a rischio, per stare tranquilli, si potrà venire da noi in ospedale per fare il test”. Nella maggior parte dei casi il West Nile è innocuo, tanto da passare inosservato in soggetti sani. La malattia si manifesta, solitamente, se il virus colpisce persone che, per le condizioni fisiche legate all’età o per un quadro clinico particolarmente debole, sono immunodepresse. Particolarmente attenti, quest’estate, dovranno essere gli anziani. Infatti il West Nile altro non è che una sorta di influenza, a cui generalmente i fisici sani reagiscono da soli. Secondo il portale dell’epidemiologia per la sanità pubblica del ministero della sanità, fra i casi sintomatici, circa il 20% dei malati presenta sintomi leggeri: febbre, mal di testa, nausea, vomito, linfonodi ingrossati, sfoghi cutanei.
Questi sintomi possono durare pochi giorni, in rari casi qualche settimana, e possono variare molto a seconda dell’età della persona. Nei bambini è più frequente una febbre leggera, nei giovani la sintomatologia è caratterizzata da febbre mediamente alta, arrossamento degli occhi, mal di testa e dolori muscolari. Negli anziani e nelle persone debilitate, invece, la sintomatologia può essere più grave, con febbre alta, forti mal di testa, debolezza muscolare, disorientamento, tremori, disturbi alla vista, torpore, convulsioni, fino alla paralisi e al coma. Alcuni effetti neurologici possono essere permanenti. Nei casi più gravi il virus può causare un’encefalite letale. Non esiste una terapia specifica per la febbre West Nile. Nella maggior parte dei casi, i sintomi scompaiono da soli. Nei casi più gravi è invece necessario il ricovero in ospedale, dove i trattamenti somministrati comprendono flebo e respirazione assistita.