
Pubblichiamo il report di una ricerca scientifica condotta da Davide Persico, Elena Costa e Andrea Braga.
Sullo sfondo la proposta di Fabio Rolfi – assessore all’agricoltura di Regione Lombardia – di vocare le aree demaniali alla coltivazione industriale del pioppo.
(Foto in copertina di Davide Persico)

La biodiversità, o diversità biologica, è “ogni tipo di variabilità tra gli organismi viventi, compresi, tra gli altri, gli ecosistemi terrestri, marini e altri acquatici e i complessi ecologici di cui essi sono parte; essa comprende la diversità entro specie, tra specie e tra ecosistemi” (art. 2 della Convenzione sulla diversità biologica, Conferenza ONU su ambiente e sviluppo, Rio de Janeiro, 1992). La Convenzione riconosce tre ordini gerarchici di diversità biologica: genetica, specifica ed ecosistemica, che rappresentano aspetti abbastanza differenti dei sistemi viventi. La ‘diversità genetica’ si riferisce alla variazione dei geni entro la specie, la ‘diversità specifica’ si riferisce alla presenza di specie diverse in un territorio e alle relazioni tra di esse, la ‘diversità ecosistemica’ si riferisce, invece, alla differenziazione di ambienti fisici, di raggruppamenti di organismi, piante, animali e microrganismi e di processi e interazioni che si stabiliscono tra loro.

Dall’osservazione della concentrazione del maggior numero di specie si evince subito quanto la differenziazione dell’habitat naturale sia importante: boschi misti, acquitrini, aree aperte a vegetazione erbacea, siepi di cespugli e alveo del fiume ad esempio, caratterizzano ampi tratti di golena aperta. Tale diversità ecosistemica rappresenta il substrato ideale per la colonizzazione naturale di specie animali autoctone.

Tutte o gran parte delle osservazioni eseguite sono risultate particolarmente concentrate in aree naturali o rinaturalizzate, evidenziando una drastica diminuzione del numero di specie e di esemplari in un contesto agricolo fortemente antropizzato (lavorazioni meccaniche del terreno continue, uso di antiparassitari, diserbanti, concimi chimici ecc.). Anche quest’ultimo ambiente, seppur caratterizzato da sporadici avvistamenti, è stato scenario di avvistamenti, soprattutto di esemplari di passaggio.
In quest’ultimo contesto risulta importante estendere il concetto di corridoio ecologico anche ai boschi artificiali monospecifici come i pioppeti. Nonostante il substrato sia perennemente lavorato, mantenuto privo di copertura erbacea con lavorazioni meccaniche e trattamenti con prodotti chimici, i boschi a pioppi costituiscono comunque una via preferenziale per lo spostamento di ungulati e predatori da un’area naturale ad un’altra. Svolgono cioè un ruolo secondario di interconnessione faunistica, ma non di rifugio.

Il patrimonio faunistico osservato in questi mesi di ricerca è stato entusiasmante ed ha evidenziato specie autoctone di mammiferi come volpe, lupo, tasso, donnola, faina, capriolo, cinghiale, istrice, scoiattolo rosso, lepre; uccelli come germani, alzavole, volpoche, gheppio, poiana, airone guardabuoi, airone cenerino, airone bianco maggiore, nibbio bruno, albanella, ghiandaia, upupa, martin pescatore, gazza, cornacchia, taccola, corvo, colombaccio, tortora, fagiano, quaglia, cicogna nera, cicogna bianca e cormorano; rettili come tartaruga palustre, biacco, biscia dal collare, ramarro, lucertola; anfibi come rospo smeraldino, rana verde e tritone crestato.

Non si può deputare alla sola volontà politico-economica la gestione del territorio fluviale.
Esso è un ecosistema, un patrimonio naturale di inestimabile valore anche per il miglioramento della nostra qualità della vita. E noi crediamo fermamente che la miglior via per tutelarlo sia quella di farlo conoscere per poi difenderlo tutti assieme.