Home Acqua e Territorio Porcata ecologica, idiozia economica. L’Ue ora sovvenziona il fracking

Porcata ecologica, idiozia economica. L’Ue ora sovvenziona il fracking

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Mentre in Emilia si continua a perforare il terreno in attesa di nuove prove a conforto delle conclusioni a cui è giunta la Commissione ICHESE, ci arriva questa sconfortante notizia.

di Maria Ferdinanda Piva

Ho visto giusto, avrei di gran lunga preferito essermi sbagliata. L’Unione Europea vuole propinarci il fracking, e non solo per la mitica ed impossibile importazione di gas americano al posto di quello russo: l’Ue vuole proprio che il fracking venga effettuato sul territorio dell’Ue. La testata online Euractiv ha reso noto oggi che un fondo di ricerca dell’Ue offre una sovvenzione di 113 milioni di euro alle imprese in vista dello sfruttamento dello shale gas: in vista cioè dell’estrazione di metano tramite fracking. Scartabellando su internet io ho scoperto che ci sono soldi anche per progetti volti a far digerire il fracking alla riluttante opinione pubblica europea.

Il fracking è una porcata ecologica ed un’idiozia economica. Ma oltre al danno c’è anche la beffa: il finanziamento dell’Ue è disponibile nel quadro del programma “Horizon 2020″ che in teoria dovrebbe incoraggiare lo sviluppo delle energie a bassa emissione di anidride carbonica, il gas dell’effetto serra. Il metano è un combustibile fossile: quando lo si brucia, l’anidride carbonica entra nell’atmosfera. Inoltre al fracking sono legate alte emissioni nell’atmosfera di metano, che è un gas serra 20-25 volte più potente dell’anidride carbonica.

Lo scoop sui 113 milioni a disposizione per le ricerche sul fracking è della testata on line Euractiv, che però non fornisce alcun link. Cercando sul sito internet di “Horizon 2000″ effettivamente si scopre un bando attraverso il quale l’Ue vuol contribuire con 113 milioni di euro per raccogliere dati sull’impatto ambientale delle diverse tecniche di fracking e per avere raccomandazioni sulle migliori pratiche da utilizzare. Ovviamente, se si vogliono raccomandazioni sulle migliori pratiche, si è già deciso di praticare il fracking. Il bando – attenzione! – è scaduto il primo aprile scorso (non è ancora noto se il denaro è stato assegnato, e a chi); questo significa che la decisione di finanziare ricerche sul fracking e di praticarlo è vecchia di molti, molti mesi ed è stata presa in perfetto silenzio.

Ma non solo. Ho scoperto che, sempre all’interno di “Horizon 2020″, sono tuttora aperti due bandi – uno per il 2014 e l’altro per il 2015 – per organizzare mostre ed eventi partecipativi relativi alla scienza: fra gli esempi dei temi da approfondire, vengono citati espressamente “i pro e i contro” dell’estrazione di shale gas. Anche questi due bandi sono stati lanciati nel perfetto silenzio di cui sopra; mettono a disposizione delle imprese, rispettivamente, 10,3 e 22 milioni di euro; sono aperti fino al 2 ottobre di quest’anno e fino al 16 settembre 2015.

Probabilmente in varie parti dell’Europa è possibile estrarre gas col fracking. Tuttavia questa devastante pratica richiede grandi estensioni di terreno disabitato: ma l’Europa – a differenza degli Usa, la “patria” del fracking – è densamente popolata e segnata dalle attività umane. E poi ci sono il rischio di innescare terremoti, la possibilità che la falda sotterranea d’acqua venga contaminata dal gas e-o dalle sostanze chimiche iniettate nel sottosuolo per fratturarlo e per fare uscire il gas intrappolato nelle porosità delle rocce.

Perchè l’Unione Europea sta combinando questa porcata? Ci risponderanno che, in nome della sicurezza energetica, bisogna ridurre le importazioni di gas. In realtà le energie rinnovabili sono la fonte di energia “autarchica” dell’Ue: ma l’Ue ultimamente ha voltato loro le spalle.

Lo shale gas, poi, può produrre un’effimera fiammata di energia: i pozzi si esauriscono alla velocità della luce, e per mantenere costante la produzione (non ho scritto: per aumentarla; ho invece scritto: per mantenerla costante) bisogna continuamente scavare nuovi, costosi pozzi. Di conseguenza le società che si occupano di fracking devono continuamente rastrellare sul mercato nuovi soldi e contrarre nuovi debiti. Per questo il fracking statunitense è una bolla finanziaria che sta per scoppiare.

Ma pensate: se si aprisse al fracking anche l’intera Unione Europea, un’ondata di entusiasmo percorrerebbe i mercati, che sono notoriamente stupidi e non sanno vedere più in là del proprio naso. Sull’onda di questo entusiasmo, le società statunitensi di fracking, altro che andare a gambe all’aria!, troverebbero i sospirati finanziatori, riuscirebbero a fare nuovi debiti, riuscirebbero a rimandare lo scoppio della bolla: che, prima o poi (più prima che poi, ritengo), si dimostrerà tale anche in Europa.

Soffiare dentro alla alla bolla finanziaria e alla porcata ecologica del fracking. Che richiesta sciocca. Dire di sì sarebbe autolesionista, oltre che stupido. Eppure ce lo chiedono gli Usa ed ormai, palesemente, ce lo chiede l’Europa.