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Quattro milioni di euro per pedalare lungo il Po

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Quattro milioni di euro per pedalare lungo il Po. Serviranno per piste ciclabili e mobilità sostenibile nei Comuni lombardi, veneti ed emiliani che si affacciano sul medio corso del fiume. Così verrà speso – la decisione è di pochi giorni fa – il denaro che, nel luglio scorso, il ministero dell’Ambiente ha erogato alla Riserva Mab Unesco “Po Grande”, estesa sulla parte centrale del fiume.

Il finanziamento discende dalle decisione di mettere a disposizione dei siti Mab Unesco italiani i proventi – 55 milioni in tutto – derivanti dalle aste delle quote di emissione di anidride carbonica svoltesi nel 2019. I fondi ministeriali sono ripartiti in base all’estensione e al numero di abitanti di ciascun sito. Il Po Grande, che va grossomodo dall’Oltrepò pavese all’inizio del delta, ha avuto appunto quattro milioni. I soldi sono vincolati a spese che coniughino i benefici ambientali con quelli ecologici. Sono diretti ai Comuni, che per decidere cosa farne si sono coordinati fra di loro attraverso l’Autorità di bacino del Po. Approvate dall’assemblea dei sindaci, le proposte per spendere i quattro milioni sono partite alla volta di Roma. Il semaforo verde definitivo del ministero dell’Ambiente è atteso entro la fine dell’anno. A quel punto si redigeranno i progetti e poi si passerà alla concretizzazione.

Come spiega dall’Autorità di bacino Ludovica Ramella, i Comuni hanno preferito un insieme di piccoli interventi, perché “l’efficientamento energetico, o un’altra opera impegnativa, avrebbe assorbito l’intero budget”. Si sono perciò concentrati sulla mobilità sostenibile. Hanno anche preferito evitare di frammentare i soldi spartendoseli col bilancino in base al numero degli abitanti. Invece, hanno scelto di distribuire gli interventi “in modo che tutti ne beneficiassero”.

Complessivamente, attendono ora il benestare di Roma 57 progetti che ricadono su 51 degli 83 Comuni della riserva Po Grande. “Riguardano acquisto di biciclette a pedali ed elettriche, colonnine di ricarica per i veicoli elettrici, rastrelliere per le bici, piste ciclabili, aree di interscambio fra mezzi di trasporto”, riassume Ramella. “Per non perdere i fondi, gli interventi dovranno essere realizzati entro cinque anni. Di conseguenza si è data la precedenza a quelli innestati su studi o progetti già disponibili o almeno abbozzati. E’ stato un esercizio collettivo di governo del territorio, nel senso che i Comuni si sono messi d’accordo per collegare le tratte ciclabili già esistenti. Nel Mantovano, Reggino, Rodigino nascono così  circuiti unici ed organici”. Il ministero dell’Ambiente, sottolinea Ramella, non ha concesso di inserire la navigazione sul Po fra gli interventi finanziabili.

Le aste delle quote di emissione di anidride carbonica, dalle quali derivano i finanziamenti ministeriali a favore delle due ruote, fanno parte del sistema detto Eu-Ets dell’Unione Europea. Ets sta per “emissions trade system”, ovvero sistema di scambio delle emissioni. Il sistema mira a limitare le emissioni di anidride carbonica, il principale gas dell’effetto serra.

Ai maggiori operatori di determinati settori economici (fondamentalmente la produzione di energia elettrica ed alcune manifatture) viene assegnato un tetto massimo di emissioni annuali di anidride carbonica. Ognuno di questi operatori paga allo Stato, attraverso il meccanismo delle aste, il diritto ad emettere anidride carbonica entro limite assegnatogli. Chi acquista diritti di emissione in eccedenza può rivendere quelli che non gli servono. Il prezzo del diritto ad emettere ad emettere una tonnellata di anidride carbonica varia con il tempo. Ora vale circa 83 euro.