Home Acqua e Territorio Ornella nella piena: la forza della poesia che segue l’onda

Ornella nella piena: la forza della poesia che segue l’onda

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Ornella Fiorini e il suo amico "Babo" - foto di Vincenzo Bruno
Ornella Fiorini e il suo amico "Babo" - foto di Vincenzo Bruno

di Vincenzo Bruno

“Mi hanno impastata con l’acqua del Po”:  è questo il modo in cui Ornella Fiorini, poetessa e cantautrice ostigliese descrive il suo legame con il Grande Fiume. Mentre l’onda di piena monta, ed il livello del Po si fa sempre più vicino a quello record del 2000, Ornella e il suo amico barcaiolo, “il Babo”, solcano leggeri le acque con un barchino verde. In pochi minuti si giunge alla calma surreale di un pioppeto allagato.

Li, tra i fusti degli alberi che sembrano essere piantati nell’acqua marrone della piena, si chiacchiera. “ Il fiume non è crudele – spiega il Babo, che sta sull’acqua da quando ha ricordi – ma l’uomo non lo rispetta, siamo arrivati troppo vicini, con troppa arroganza. La vita qui è semplice, a Po puoi trovare tutto se lo conosci e ne hai cura: il pesce, la legna, il lavoro, la selvaggina. Ce lo stiamo dimenticando, e questo ci causa problemi.”

Il fruscio sordo della montagna d’acqua che scorre tra le cose abbassa i toni e allunga i silenzi. “Il Po è come una religione, io è qui che trovo Dio – aggiunge Ornella  – non nelle cattedrali. La maestosità dell’acqua, della luce, ci riporta ad essere solo semplice gente di fiume. Mio nonno era pescatore, qui nelle valli:  in barca con lui ho potuto vivere il paradiso naturale che era il Po negli anni 50, tra le libellule, le rane e le bisce.”

Oggi il Fiume fa solo paura, alla gente del paese: si vocifera che l’acqua lambirà il colmo degli argini, e molte famiglie che abitano nelle golene sono state evacuate. Sulle rive, mai così vicine all’acqua, intere comunità seguono gli sviluppi, misurano i centimetri per capire se basteranno gli argini, se si potrà dormire tranquilli.

L’amore dei due per il Po, però, non può essere scalfito nemmeno dalla paura che possa rompere gli argini: Ornella imbraccia la chitarra e canta, nel silenzio della golena allagata. “Milano e il suo duomo – recita la canzone in dialetto ostigliese – non valgono il mio Po e i miei boschi”.