
Per la navigazione fluviale molta importanza ebbe la costruzione di canali navigabili, voluti dai Duchi di Milano, che rappresentarono per secoli, oltre all’ingegneria idraulica del tempo, un’innovazione nella gestione delle acque, che aprirono nuove strade fluviali. Questo sistema dei Navigli fu, per oltre 500 anni, protagonista dello sviluppo economico, commerciale ed agricolo di Milano e di tutta la Lombardia occidentale. Numerosi barconi portarono nel cuore della più potente città lombarda grano, frutta, prodotti caseari, bestiame, legname, sabbia, ghiaia ed altri materiali da costruzione.
Questo fino al 31 marzo 1979, quando l’ultimo barcone ormeggiò alla Darsena milanese, aveva lo scafo metallico, era lungo 38 metri e largo 5, e portava la matricola (6L-6043); scaricò l’ultimo carico di sabbia, 120 tonnellate, l’equivalente di oltre 20 autocarri. Da quel giorno sui Navigli solo l’acqua ha continuato a scorrere.
La costruzione di un canale navigabile (Navilium) era una forte aspirazione condivisa dai ceti imprenditoriali e mercantili della città di Milano. Questa sua antica aspirazione era ribatita negli statuti del 1396: “Quod procuretur, quod negotiatores per naves duci possit a Veneziis ad Mediolani“.
Queste vie d’acqua consentirono il trasporto fluviale fra il Ticino, l’Adda, il Po e l’Adriatico. Il Naviglio Grande, è il più antico, il primo e più grande canale d’Europa e storicamente è il più importante dei Navigli milanesi, costruito tra il 1177 e il 1257, successivi interventi ne aumentano la portata e nel 1272, il canale diventa navigabile.
Nasce dal Ticino, a Tornavento, una località del comune di Lonate Pozzolo (VA), e procede in direzione sud-est fino a Castelletto, nei pressi di Abbiategrasso, dove piega verso Milano. Ha una lunghezza di 49,9 km, una profondità massima di m 3,80; fu realizzato grazie alla semplice pendenza del terreno. Per collegare il laghetto di Sant’Eustorgio alla fossa interna di Milano fu introdotta l’innovazione della conca, ossia il sistema che con l’utilizzazione di due chiuse regolava il transito, in modo da arrivare a Piazza Santo Stefano.
Questa prima conca di navigazione fu ideata e realizzata nel 1439 da Aristotele Fioravanti da Bologna (1415-1486) e da Filippo degli Organi da Modena (?-1450). Leonardo da Vinci (1452-1519) ne perfezionò le porte, da lui appunto denominate in seguito (vinciane), che si aprono e chiudono al minimo dislivello idrometrico, con una soluzione semplice e geniale, tuttora validissima ed universalmente adottata.
Una vera e propria storia dei Navigli lombardi si ebbe verso il 1430 quando l’ultimo Visconti, Filippo Maria (1392-1447), decise l’escavazione di una rete di canali navigabili che avesse come asse principale il Naviglio Grande. Il progetto prevedeva un canale lungo la direttrice Abbiategrasso-Bereguardo-Pavia, dove si sarebbe congiunto con il Naviglio proveniente da Milano e dalla città continuasse verso l’Adda. La realizzazione fu affidata a Bertola da Novate (1410-1475), famoso ingegnere idraulico del tempo, che progettò e seguì, nel Ducato di Milano, la realizzazione di numerose opere tra le quali la più importante è il Naviglio Martesana, scavato tra il 1436 e il 1439.
Il nome di Martesana venne al nuovo Naviglio da una stirpe, la (gens Martecia), che già prima dell’anno Mille era stanziata nella regione compresa tra il Seveso, l’Adda, la Valassina e il territorio di Melzo. L’appellativo (piccolo) gli deriva dal confronto con il precedente e ben più importante Naviglio Grande. Lo stesso duca si servì di queste nuove vie d’acqua per raggiungere il luogo a lui più caro: il castello di Bereguardo (PV). Navigando sui navigli con una stupenda barca ducale, la Navis Magna. La data più verosimile della sua costruzione potrebbe essere il 1439. In un altro documento, datato 1456, il Duca Francesco Sforza (1401-1466) citava questa nave dotata di camera, cucine e altri locali, fornita di fregi e decorazioni. Dopo tale datazione non abbiamo più sue notizie, si presume sia andata distrutta durante gli eventi bellici successivi.
Il Naviglio Martesana non confluiva nella fossa interna dei navigli, ma scaricava le acque nel Lambro e fu con la reformazione del Naviglio nostro de Martexana, voluta da Ludovico Maria Sforza detto il Moro (1452-1508), che nel 1496 venne prolungato fino in città e congiunto ai navigli interni, la cui fossa, contemporaneamente, fu resa interamente navigabile realizzando così il collegamento del Ticino all’Adda. Gli Sforza in seguito, cercarono in ogni modo d’ampliare le connessioni idroviarie con il canale della Martesana, in direzione dell’Adda, del Lago di Como e verso Pavia ed il Ticino con il Naviglio di Bereguardo.
Iniziato nel 1420 e completato nel 1470. I barconi del sale che da Pavia risalivano verso Milano impiegavano sei ore da Bereguardo ad Abbiategrasso (19 km) grazie ad un complesso sistema di conche che permettevano di superare un dislivello che variava da uno a due metri. Sino agli inizi dell’Ottocento le barche provenienti dal Po risalivano il Ticino dove scaricavano sale, cereali ed altri materiali oppure, trainate da appositi carri, giungevano al canale di Bereguardo, lo risalivano sino al Naviglio Grande per giungere in tre ore di agevole navigazione a Milano.
Il canale decadde all’inizio del XX secolo, quando fu completato con il Naviglio Pavese il collegamento diretto di Milano con il Ticino, a breve distanza dalla sua confluenza nel Po. Barcaioli, mulattieri e mercanti, abbandonarono rapidamente quella scomoda situazione per trasferirsi a Pavia.