
di Gian Luigi Casalgrandi
Chi vive, come me, in una città dove i reperti dell’antica civiltà romana si trovano sotto cinque metri di sedimenti alluvionali, capisce che Modena è sempre stata una vera città d’acqua (anche se, a volte, in maniera drammatica).
“Ricca di acque sotterranee – come riportano le cronache del tempo passato – da far zampillare in abbondanti getti e, superficiali, da poter convogliare in cavi e canali costruiti dall’uomo”. Dell’esistenza e del percorso dei canali di Modena resta traccia nel nome di alcune vie cittadine: via Cerca, via Modonella, via Canalino, corso Canalchiaro, corso Canalgrande, via Fonte d’Abisso … Corso Canalgrande, che resta ancora oggi la più ampia via del centro storico, fin dal primo periodo della venuta degli Estensi da Ferrara a Modena venne scelto come luogo delle camminate ufficiali della corte, con tutto il suo seguito di gentiluomini e nobildonne, e delle sfilate carnevalesche.
Chi percorre oggi il Corso, raramente si sofferma a pensare che sotto la pavimentazione corre ancora l’antico canale, uno dei più antichi della città, scavato poco dopo la metà del I000, che qui scorreva scoperto e si chiamava appunto “Canalgrande” o di “San Pietro”.
Deriva le sue abbondanti acque dal Panaro e entrava in Modena dalla via Saragozza dove muoveva le pale del mulino della Sonza.
I canali erano nove, formati dalle acque del Secchia, del Panaro, o da acque sorgive: tutti confluivano nella cosiddetta “casa delle acque”, un bacino che si trova sotto il Palazzo ducale Estense e formavano il canale Naviglio, il piú grande e lungo di tutti, navigabile fino al Po, percorso da varie imbarcazioni che da Modena potevano addirittura raggiungere Venezia. Oggi, armati di bicicletta, si può percorrere il reticolo a ragnatela dei vecchi canali alla scoperta degli angoli più sconosciuti dell’elegante
Capitale Estense, rappresentata dallo splendido Palazzo Ducale e fermarsi nei suoi accoglienti ristoranti a gustare la tipica cucina modenese, sapiente mix di antiche tradizioni gastronomiche, nobili e contadine.