
La siccità e la magra epocale del Po si stanno alleggerendo. Però la situazione del maggior fiume d’Italia sarebbe su tutte le prime pagine, se solo non le avesse già riempite durante un’estate di agonia, quando trasportava una quantità d’acqua appena degna di un torrente. Un dato per tutti conferma che il Po è ancora un malato grave: quello del cuneo salino. Si tratta dell’acqua del mare che penetra nel fiume quando la sua portata è ridotta. Tipicamente il fenomeno tocca l’apice in piena estate.
Ora tutti a brindare perché, secondo i dati dell’Autorità di Bacino, nella seconda metà di settembre il cuneo salino è sceso a 17 chilometri. Al culmine dell’estate raggiungeva i 40 chilometri. Però basta cercare informazioni d’annata per constatare che dal 2001 in poi il cuneo salino ha toccato al massimo i 15-20 chilometri. E’ l’estensione per la quale ora si festeggia: ma siamo in autunno anziché al culmine della stagione calda e secca. Il precedente record di risalita del cuneo era di 25-30 chilometri, nel 2000. Più indietro nel tempo, il cuneo è arrivato a 10 chilometri negli Anni 80 mentre fino agli Anni 60 si arrestava a due-tre fisiologici chilometri.
Un discorso analogo vale per la portata del Po. Sempre secondo l’Autorità di Bacino e con riferimento alla seconda metà di settembre, a Pontelagoscuro il Po trasporta 525 metri cubi di acqua al secondo. Un gran sospiro di sollievo, certo, rispetto ai 370 metri cubi al secondo dei primi di settembre e soprattutto rispetto ai 100 dei primi di agosto: più di cinque volte tanto. Ma, anche qui, bisogna contestualizzare.
Per avere un’idea dell’attuale magra del Po si può fare riferimento al grafico dell’ARPA Emilia Romagna che raffronta la portata nel 2021 con quelle degli anni precedenti. I dati si riferiscono sempre a Pontelagoscuro. Qui sotto, una versione rielaborata del grafico ARPA: la stellina rossa mostra la portata attuale.
I pallini gialli del grafico ARPA rappresentano le medie mensili della portata nel 2021, che dalla fine dell’inverno in poi fu quasi per intero un anno di magra. La stellina rossa invece non indica la media mensile del settembre 2022, ma la portata nell’ultima parte del mese, quando il fiume aveva già cominciato a rimpinguarsi. Eppure anche in questo modo siamo solo al 65% circa della portata del settembre 2021, al 46% circa della portata media nel 2021-2020 (le barre azzurre) e al 40% portata media nel 1921-1970 (le barre blu). Si sorride, ma non sarebbe affatto il caso di sorridere per soli 525 metri cubi al secondo a Pontelagoscuro.
E non solo. Pontelagoscuro si trova in provincia di Ferrara, nel basso corso del fiume, dove la siccità è ormai sparita. La siccità continua invece nell’alto corso. Gli affluenti ovviamente ne risentono e questo contribuisce a rendere perdurante la magra del Po. Qui sotto, l’ultimo aggiornamento della cartina della siccità elaborata dall’osservatorio che fa capo all’Unione Europea.
Il rosso e l’arancio tappezzano il Piemonte insieme a parte della Lombardia e dell’Emilia. Indicano, rispettivamente, lo stress della vegetazione dovuto alla carenza di umidità nel suolo e la carenza di umidità nel suolo.
Per quanto riguarda la siccità, la Pianura Padana continua infatti ad essere divisa in due. Lo si ricava anche dall’osservatorio ANBI, l’Associazione Nazionale Bonifiche Irrigazioni. Mentre al Nord Est la situazione si è ormai quasi normalizzata, al Nord Ovest il barometro è ostinatamente fermo sul secco. I grandi laghi lombardi hanno un volume d’acqua inferiore del 18% al precedente minimo storico. L’Adda è a -56% rispetto al 2021 e a -70% rispetto al 2020. In Piemonte, i torrenti Orco, Pesio e Sesia (tutti affluenti diretti o indiretti del Po) hanno una portata di 11 volte inferiore rispetto al 2020. Un altro affluente, il Tanaro, ha una portata pari alla metà del 2020.