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Gli ultimi guardiani delle valli selvagge

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Leonardo libera di notte alcune carpe intrappolate nelle reti dei pescatori di frodo

Il Parco Regionale del Delta del Po dell’Emilia Romagna si estende per 54 mila ettari di area naturale protetta, che si snoda tra chilometri di canali, fiumi, zone paludose e valli, in un reticolo eterogeneo di terra ed acqua.

Nei periodi più piovosi dell’anno, il suolo si inzuppa, trasformando l’arida argilla delle calde giornate estive, in malta pesante e collosa. Intere zone diventano, così, praticamente inaccessibili. In questi luoghi, in cui si dice sia più facile muoversi in barca che a piedi, presidiare il territorio ed assicurare la legalità può essere difficile, soprattutto per chi non li conosce perfettamente.

“Dove non ci sono le strade e le poche che ci sono non hanno nome o numerazione riconoscibile, ci si orienta come una volta, utilizzando qualsiasi punto di riferimento possibile, come i corsi d’acqua, i casolari o i capanni più riconoscibili, le coltivazioni di un campo o di un altro, gli argini, ma anche i rumori o le luci di un auto in lontananza e così via. Il GPS è solo un ricordo ormai”, conferma Francesco Leonardo Vicidomini, ragazzo di 24 anni, che lavora come guardiano alle Vallette di Ostellato.

Vicidomini ha deciso di trasferirsi da Baura, una frazione a pochi chilometri da Ferrara, in questo angolo di natura e, con la qualifica di Guardia Volontaria, oltre alle Vallette, si dedica in prima persona al controllo del Mezzano.

E’ l’unico, tra tutti i volontari, a viverci in pianta stabile ed ha un punto di osservazione privilegiato sui movimenti e le attività di pesca di frodo che, negli ultimi anni, si sono frequentemente ripetute in queste aree protette.

Nonostante la giovane età, Leonardo ha scelto di allontanarsi dalla città e vivere a stretto contatto con la natura, preferendo muoversi a piedi piuttosto che in auto, percorrendo decine di chilometri al giorno pur di occuparsi di quelle che per lui sono ormai “le sue valli”, a cui si è indissolubilmente legato.

Quest’ultimo periodo di isolamento forzato, causato dalla pandemia, non l’ha colto impreparato. “Negli ultimi due mesi mi è parso di vivere in un paradiso – afferma – li ho trascorsi completamente solo. Per la prima volta ho visto alcuni caprioli pascolare tra il Canale Circondariale e la piscina delle Vallette, uno spettacolo puro.

Quando non c’è gente, fuori dal periodo turistico, o quello delle gare di pesca, la natura riprende possesso delle valli. Sinceramente, non riuscirei più a vivere in città”.

La sua giornata tipo non ha orari, si sveglia presto e si occupa di quello che è necessario. “Dall’aprire le pompe idrovore per dare acqua alle vasche delle valli, alla manutenzione del verde, o ripulire il fondale e le sponde, sino ad occuparmi della biglietteria, della gestione dei turisti e dei pescatori.

In un luogo così isolato, sia di cose belle che di cose strane me ne sono capitate veramente tante, ma di cose strane che si possono scrivere su un giornale, però, ce ne sono poche – ironizza Leonardo – tante nottate le ho passate con gli altri volontari a recuperare reti, o segnalare bracconieri, poi all’alba tornavo giusto il tempo per iniziare la manutenzione delle valli. In poche parole non ci si annoia mai”.

Quando gli chiedo il perchè della sua scelta di occuparsi proprio del patrimonio rappresentato dalle valli risponde schiettamente che “Ormai noi uomini abbiamo distrutto tutto ciò che si poteva distruggere, questa è una delle ultime zone naturali rimaste nella nostra provincia, se la perdiamo, non resterà più niente dopo”.

Osservando il paesaggio del Mezzano che circonda l’Oasi naturale delle Vallette, si noterà distintamente l’impatto della mano dell’uomo su questi ambienti, che un tempo erano palude e che oggi vedono, al posto dell’acqua salmastra, la prevalenza di coltivazioni e allevamenti intensivi. Gli alberi e i cespugli, che un tempo fungevano perlomeno da divisori naturali dei fondi, sono stati ad oggi decimati. Venendo meno le zone ripariali, anche gli animali sono drasticamente diminuiti.

Mai come negli ultimi anni, d’estate, tra queste campagne si avverte l’effetto asfissiante dell’isola di calore, così forte da renderle praticamente invivibili.

In un contesto così aspro e modellato in base alle esigenze dell’uomo, si incastona quel piccolo gioiello di acqua e natura rappresentato dalle Valli di Ostellato, su cui Leonardo, uno degli ultimi guardiani, vigila ogni giorno.