
Solo il Cielo, con l’iniziale maiuscola o minuscola, può salvare da una siccità epocale il Po in agonia e quel che resta dei raccolti. Si guarda il cielo – quello con la minuscola – sperando invano in nubi in grado di far cadere qualcosa che non sia grandine e che risulti più corposo di un breve acquazzone estivo. E ci si rivolge al Cielo – con la maiuscola, stavolta – pregando affinché piova.
Pregano per la pioggia i cattolici: i fedeli vanno in processione fino al Po, i vescovi si recano in pellegrinaggio nelle parrocchie rurali. E pregano per la pioggia i musulmani. L’Unione delle comunità islamiche italiane ha invitato a farlo nelle moschee lo scorso venerdì 24 giugno.
Fra i cattolici, il primo è stato l’arcivescovo di Milano, Mario Delpini. Sabato 25 è andato in pellegrinaggio in tre parrocchie di campagna: Trezzano sul Naviglio, Mediglia, Trezzano Rosa. Ha attraversato campi in cui crescono riso e grano, chiedendo a Dio di donare “l’acqua e il refrigerio alla terra assetata”, e si è soffermato in preghiera davanti alla “Madonna della Bassa”, come viene popolarmente chiamato l’affresco cinquecentesco della parrocchiale di Trezzano sul Naviglio che gli storici dell’arte attribuiscono a Bernardino Luini.
Nei giorni successivi un po’ di pioggia è caduta sulla Lombardia riarsa: ma si è trattato di temporali sparsi “a macchia di leopardo”, a volte accompagnati dalla grandine. Nulla di risolutivo, purtroppo.
Pochi giorni più tardi, a Roma, al termine dell’Angelus recitato in occasione della solennità dei santi Pietro e Paolo (29 giugno), il Papa ha parlato sia della guerra in Ucraina sia della siccità che colpisce l’Italia, soprattutto quella settentrionale. Le sue parole: “In tanti luoghi la siccità rappresenta ormai un problema grave, che sta causando seri danni alle attività produttive e all’ambiente. Auspico che si attuino le misure necessarie a fronteggiare queste urgenze e a prevenire le emergenze future”.
Dopo Milano e Roma, l’Emilia: in varie chiese si prega per la pioggia domenica 3 giugno. Il vescovo di Rimini, Francesco Lambiasi, invita i parroci ad inserire nella preghiera dei fedeli “la specifica richiesta al Signore del dono della pioggia”. Nella diocesi di Ferrara e Comacchio, il vescovo Gian Carlo Perego esorta i sacerdoti a recitare insieme ai fedeli una preghiera al termine delle messe. “Donaci, o Dio, la pioggia di cui abbiamo tanto bisogno”, dice fra l’altro il testo suggerito dal vescovo.
Oltre alle preghiere, anche le processioni che rinnovano usanze ormai quasi perdute. A Tradate (Varese) sabato 2 luglio sacerdoti e fedeli hanno portato in processione un antico crocifisso caro alla vecchia tradizione popolare e ritenuto miracoloso. Così i contadini hanno fatto per secoli, in occasione di siccità e di carestie: e così si è fatto di nuovo.
I parroci di Carmagnola (Torino) hanno ripetuto lunedì 27 l’antico rito delle rogazioni, che si è concluso sul greto del Po.
Le rogazioni sono lunghe processioni attraverso i campi per chiedere a Dio di proteggere i raccolti e di allontanare calamità e malattie. La loro origine risale al V secolo; sono cadute in disuso ormai da decenni. A Carmagnola si sono svolte fino agli Anni 50, durante ciascuno dei tre giorni che precedono l’Ascensione.
Il percorso era studiato per abbracciare tutto il territorio della parrocchia. Ad ogni cappella campestre la processione si fermava. Il sacerdote alzava la croce verso i quattro punti cardinali e iniziava le suppliche: A folgore et tempesta (“Dalla folgore e dalla tempesta”); A peste, fame et bello (“Dalla malattia, dalla fame e dalla guerra”). Ogni volta i fedeli rispondevano Libera nos, Domine (“Liberaci, o Signore”).
A Carmagnola, la processione di lunedì 27 è partita dalla frazione San Michele. Una lunga fila di fedeli ha percorso, pregando, i campi riarsi fino alla riva del Po, dove i tre parroci hanno guidato la preghiera finale “Dona l’acqua alle zolle assetate” e hanno benedetto sia i presenti sia il fiume. Il giorno dopo a Carmagnola è caduta un po’ di pioggia: troppo poca per modificare la situazione, ma accolta a braccia aperte.
Foto in copertina di Francesco Rasero @ Il Carmagnolese