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Respinti i ricorsi al TAR sul consumo di suolo nel Parco del Delta del Po

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Amara delusione da parte di Legambiente di Comacchio in merito al respingimento di due ricorsi congiunti che l’Associazione aveva presentato al Tribunale Amministrativo dell’Emilia-Romagna avverso recenti progetti urbanistici che comporteranno un ingente consumo di suolo, in piena area Parco Delta del Po.

Nello specifico, il tribunale non ha accolto i rilievi formali evidenziati dall’associazione ambientalista, che si opponeva alla scelta di edificare in aree di grande pregio naturalistico e paesaggistico ove vigono ferree normative di tutela.
“Come associazione abbiamo sollevato rilievi puntuali su uno specifico comparto, ma legati alle preoccupazioni generali sull’eccessivo consumo di suolo che da tempo si sta verificando nel territorio del Comune di Comacchio. 

Preoccupazioni dovute anche ai limiti del Piano Regolatore (PRG), in vigore dal 2002, la cui prima approvazione risale al 1997 – testimonia il Circolo Legambiente Delta del Po – si tratta di un PRG colabrodo, che negli anni ha creato tanti problemi di programmazione urbanistica perché l’unico scopo era costruire e speculare.

Ancora oggi non si conosce quante aree verdi sono state date al Comune per perequazione e quanti ettari di aree agricole sono pronte per il cambio d’uso in edificabili.  Meno terra per produrre prodotti alimentari sacrificata sull’altare del consumo di territorio”.

Resta ferma la contrarietà di Legambiente alle scelte politiche che continuano ad acconsentire a nuove opere, non necessarie, che comportano ingente consumo di suolo. Questo avviene in particolare sulla costa, nell’area del Parco del Delta del Po ed è molto preoccupante. 
Il Circolo di Legambiente Delta del Po sostiene che “negli anni passati si è assistito a numerose scelte sbagliate da parte delle amministrazioni e che, ancor di più, lo appaiono oggi alla luce degli obiettivi enunciati dalla Legge Urbanistica Regionale (L.R. n. 24/2017), che dovrebbe tutelare le aree protette e mirare ad evitare la dispersione degli insediamenti fuori dal perimetro degli abitati.  L’attenzione alla tutela del territorio inoltre dovrebbe essere massima lungo la costa: una costa sempre più debole per via della subsidenza e dell’ingressione marina, causate dai cambiamenti climatici. Danni che subiscono in primo luogo gli imprenditori del settore ma che alla fine pagano tutti i residenti in Emilia-Romagna”. 

Rispetto alla decisione del TAR, l’associazione registra che non siano state accolte le proprie valutazioni formali, ma  non sconfessa l’azione e garantisce che proseguirà la propria attività di tutela del territorio.

“La nostra azione – rivendica Legambiente di Comacchio – che sconta certamente alcuni limiti, è stata intrapresa comunque con generosità e solamente per una maggior tutela degli interessi pubblici e nella ricerca di una maggior chiarezza e sicurezza di azione, a beneficio  di tutte le parti coinvolte. Non siamo i soli ad evidenziare i rischi che il consumo di suolo causa ad un territorio già debole, a rischio perdita d’identità. Vengono cancellati corridoi ecologici, siepi frangivento, eliminati i residui del Bosco Eliceo e delle vigne che producevano il rinomato vino delle sabbie mentre la tutela del territorio e della costa dovrebbe rimanere una priorità per gli Enti”.