Home in Vetrina Se otto ore vi sembran poche – Storia del Po

Se otto ore vi sembran poche – Storia del Po

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Alle ore 17 due mondine si affacciano da una finestra del palazzo municipale e danno l’annunzio che gli agricoltori hanno concesso le otto ore di lavoro e la mercede di 25 centesimi l’ora. La novella è accolta da vivi applausi.

L’annuncio viene dato il 1 giugno 1906. Il palazzo municipale è quello di Vercelli e gli appalusi vengono dai contadini che hanno dato vita ad uno dei più grandi scioperi mai visti prima. Contadini a cui si sono aggiunti operai e altre categorie di lavoratori.

La descrizione del momento è di Giuseppe Bevione giornalista de La Stampa, in un articolo pubblicato il giorno successivo, 2 giugno 1906. Inviato a Vercelli per seguire la situazione, il Bevione scrive ancora:

A questa vittoria del proletariato agricolo hanno concorso parecchi fattori: intanto l’imponenza del movimento. Il lavoro nelle risaie è un lavoro tremendo: i vercellesi lo sanno, loro che vedono ogni anno coorti di fanciulle a primavera fiorenti e colorite o squadre di uomini che sembrano gettati nel bronzo, cercare l’ospedale, scarni, tremanti, cogli occhi lucidi e il viso terreo per le febbri delle paludi.  E i vercellesi sanno altro ancora, sanno che molti fittavoli in una ventina d’anni hanno arrotondato il loro patrimonio….

Per quanto 8 ore fossero all’epoca una richiesta notevole – la monda, che dura più di cinque settimane, tollera la breve giornata di 8 ore – ma viene giudicata una domanda non eccessiva: 8 ore a dorso sempre piegato sotto il sole rovente, nell’acqua imputridita dai forti concimi industriali…

Una conquista grandissima ricordata anche in una famosa canzone di protesta di inizio ‘900: “Se otto ore vi sembran poche” (…provate voi a lavorare e proverete la differenza di lavorare e di comandare). Una vittoria legata al numero e compattezza di mondine, contadini e operai ma anche al lavoro politico di Modesto Cugnolio, socialista, fondatore della Camera del Lavoro di Vercelli, deputato dal 1913 e conosciuto come l’Avvocato dei contadini.

Il lavoro nelle risaie era disciplinato dalla Legge Cantelli del 1866 che affidava ai Consigli provinciali l’onere di disciplinare la coltivazione del riso. La risaia era riconosciuta come luogo insalubre a causa della malaria e anche la lontananza dal centro abitato doveva rispondere a determinati criteri.

In provincia di Novara, il regolamento Cantelli risaliva al 1869 e prevedeva che il lavoro dovesse iniziare un’ora dopo il levare del sole, terminando un’ora prima del tramonto. L’origine di questa misura risiedeva nella convinzione che a provocare le febbri malariche fossero i miasmi della risaia, più consistenti nelle ore crepuscolari.

Essere obbligatorio però in Italia non vuol sempre dire obbligare e il regolamento Cantelli, nato in primo luogo per motivi sanitari, era finito nell’oblio, reso obsoleto dalla scoperta del legame tra malaria e zanzara anofele, vera portatrice delle temute febbri.

Insomma, nessuno lo applicava e nessuno lo ricordava o voleva più ricordarlo se non il Cugnolio che ne rivendicò l’applicazione e lo usò per rivendicare la riduzione dell’orario, in molti casi ben maggiore delle 9 ore.

Il grande sciopero del 1906 arrivava dopo anni di conflitti e tensioni, spesso legati all’epoca della monda, cioè da fine aprile ai primi di giugno. In questo periodo era necessario trapiantare le giovani piantine dove mancanti togliendo le infestanti.

Un lavoro faticoso, mani e piedi immersi nell’acqua con la schiena curva e da una certa ora in poi sotto il sole cocente, vivendo r dormendo in luoghi insalubri e preda delle zanzare portatrici della temuta, a ragione, malaria.

La conquista valse per Vercelli e molti comuni limitrofi. Altri scioperi avvennero in seguito: il 5 giugno a Casaleggio quasi 500 mondariso chiesero otto ore con 25 centesimi l’ora.

L’anno seguente, precisamente il 16 giugno 1907 venne approvata la Legge n° 337 per la Coltivazione delle risaie. Questa fissava solo un limite massimo di orario, 9 e 10 a seconda del pernottamento o meno nel fondo coltivato.

Le necessità della monda richiamavano donne da molte altre regioni e la diversa situazione creava ancora due trattamenti diversi.

Turati la commentava come legge innocua: non dava le 8 ore ma non toglieva la possibilità di contrattare come fatto negli anni precedenti. Cosa che avverrà praticamente ogni anno.

Solo nel 1919 verranno riconosciute per la prima volta le otto ore di lavoro agli operai.

Venne però riconosciuta la necessità di migliorare le condizioni igieniche dei mondariso stabilendo norme cui attenersi, compresa la somministrazione obbligatoria di chinino a spese del proprietario del fondo, a scopo preventivo e curativo.

L’Italia è stata dichiarata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità libera dalla malaria nel 1970 anche se sporadicamente si verifica qualche caso, normalmente tra chi rientra da qualche viaggio in zone in cui questa malattia è ancora presente.