Home in Vetrina Le ferite dell’Abbazia del Polirone

Le ferite dell’Abbazia del Polirone

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di Vincenzo Bruno

SAN BENEDETTO PO. I volti impassibili delle grandi statue di pietra nel chiostro dei Secolari fanno capolino dietro a pesanti travi di legno che sostengono l’antichissima struttura in mattoni, fanno la guardia al  museo etnografico che  ha riaperto i battenti alla fine di aprile, meno di un anno dopo il sisma del giugno scorso. L’abbazia benedettina del Polirone, a San Benedetto Po in provincia di Mantova, però, versa in gravissime condizioni. Ingenti i danni a due delle tre navate della chiesa centrale, i chiostri chiusi anch’essi per il rischio crollo degli edifici sovrastanti, il grande scalone che porta al museo che ora è ridotto ad un groviglio di tubi innocenti. Eppure a San Benedetto, nonostante il mal tempo e il terremoto, si parla di rinascita. “ Molti arrivano qui e diventano tristi per le condizioni in cui trovano questo complesso – spiega una impiegata del museo – ma noi siamo per certi versi contenti. Per mesi non abbiamo potuto mostrare il nostro tesoro ai tanti che pure si presentavano desiderosi di vedere un monastero secondo solo a Cluny. Oggi stiamo ripartendo, un passo dopo l’altro, nella speranza di non essere lasciati soli.”
E in effetti addirittura la comunità internazionale si è mobilitata per salvare il complesso benedettino che dalla riva del Po controllava centinaia di chilometri quadrati di terre e migliaia di anime. Il 16 giugno, infatti, si dovrebbe sapere se l’abbazia è stata inserita dall’associazione Europa Nostra nell’elenco dei sette siti culturali più a rischio, evento che porrebbe il complesso polironiano sotto i riflettori dell’Unione Europea, aprendo dunque la strada a nuove possibilità di finanziamento per il recupero. Nell’attesa, nonostante la pioggia, a San Benedetto si continua a lavorare, strappando diorno dopo giorno una stanza, una scala, una cappellina alla devastazione del sisma.