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La riedificazione della chiavica di Moglia di Sermide

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dal nostro corrispondente Vincenzo Bruno

L’onda di piena che arriva, le paratie che vibrano sotto la pressione del muro d’acqua. Poi un cardine che salta, il cemento e i vecchi mattoni che vengono a poco a poco polverizzati dall’acqua che si infiltra nella chiavica. In pochi minuti non c’è più niente da fare: la paratia è saltata e l’acqua del grande fiume si riversa nelle campagne, affoga paesi lungo la corsa fino a Ferrara, la città viene sommersa in poche ore. Potrebbe essere la trama di una produzione hollywoodiana, ma è solo la descrizione di quello che potrebbe succedere nel caso di una forte piena se non si intervenisse subito sulla chiavica di Moglia di Sermide.
Un impianto di gestione delle acque del fiume Po costruito oltre cento anni fa che presenta non pochi problemi strutturali dovuti all’età ormai avanzata del manufatto. Per questo il consorzio di bonifica Terre dei Gonzaga in destra Po ha deciso di sostituire l’impianto con una costruzione moderna: un’opera che ha del faraonico e terrà al riparo dalle acque un’enorme distesa di territorio della bassa mantovana e del ferrarese.
“Eravamo davanti ad un dilemma cruciale – spiega Ada Giorgi, presidente del consorzio – riparare o ricostruire la chiavica? Grazie alla cooperazione con il consorzio di bonifica emiliano, i comuni rivieraschi e quelli dell’entroterra , la provincia di Mantova, L’AIPO e la Regione Lombardia abbiamo deciso di cimentarci nella costruzione di una nuova struttura che potesse durare negli anni e fornisse le necessarie rassicurazioni sia in termine di sicurezza idraulica sia di utilizzo ottimale delle acque per l’irrigazione. Abbiamo iniziato dunque una fase di studio – ha concluso Giorgi – che ha portato all’ideazione di una struttura che costerà 7,8 milioni di euro e sarà la guardia sulle acque del Po a Sermide per oltre cento anni.”
In tempi di crisi economica, di tagli strutturali e di ristrettezze finanziarie non è cosa comune imbattersi in un progetto tanto imponente. “Si tratta in buona sostanza di costruire un argine mobile per il Po a Sermide – ha illustrato il presidente di AIPO Luigi Fortunato: settanta metri di calcestruzzo e metallo in grado di affrontare anche il peggior scenario possibile, che oggi è individuato in una impressionante piena a +18,9 metri sul livello zero con un contemporaneo evento sismico. Sembra un evento improbabile, è vero, ma nel 2000 raggiungemmo un importante +16,7 metri – ha continuato Fortunato – ed è quindi necessario considerare ogni evenienza, soprattutto quando si tratta di garantire la vita di migliaia di persone proteggendole dalle alluvioni e garantendo l’acqua per l’agricoltura, settore portante per tutta l’area.”
Sono però i dati tecnici che danno davvero l’idea di quanto questa struttura sia mastodontica. “Il progetto è stato realizzato dal consorzio di bonifica dell’Emilia centrale e verrà attuato dal consorzio mantovano – ha spiegato Laerte Manfredini, direttore del consorzio Terre dei Gonzaga destra Po – con numeri davvero impressionanti. La chiavica sarà lunga 70 metri, per 25 metri di profondità e 15 di altezza: la costruzione richiederà la movimentazione di oltre 35000 metri cubi e consterà di 4200 metri quadri di diaframmi e 19000 metri quadri di casseforme per un utilizzo di calcestruzzo stimato in poco meno di 9000 metri cubi.”
Inoltre la chiavica è stata progettata pensando al futuro: contestualmente all’opera, infatti, è stato ricavato anche uno spazio per le idrovore. Quando sarà necessario sostituire quelle dell’impianto attiguo perché usurate o inadeguate, dunque, non sarà necessario erigere una nuova stazione idrovora, ma basterà alloggiare i macchinari nella chiavica, con un risparmi sia in termini di costi di edificazione sia in termini di facilità ed economia di gestione dell’intero impianto di regolazione delle acque.
“La riedificazione della chiavica di Moglia di Sermide è la migliore dimostrazione dell’utilità dei consorzi di bonifica , consorzi che da più parti si vorrebbero eliminare perché giudicati superflui ed eccessivamente costosi” ha detto Anna Maria Martuccelli, direttore generale dell’ANBI, l’associazione nazionale dei consorzi di bonifica. “In un Paese in cui oltre un milione e duecentomila edifici sono considerati esposti a rischio idrico è evidente che la correlazione tra sicurezza e sviluppo economico è quanto mai indissolubile. Qui a Sermide si è realizzato un bellissimo esempio di federalismo cooperativo tra stato, regioni, enti locali e consorzi: è proprio questo – ha concluso – l’unico modo per sviluppare politiche ed interventi efficaci in questo come in altri campi.