
Ad uno dei migliori vini dell’Oltrepò Pavese è legata ad una vicenda che inizia sul Po, e che vede come protagonisti alcuni marinai dell’Imperiale Marina Asburgica (Kriegsmarine).
Si racconta che durante la II° Guerra d’indipendenza (1859) giunsero a Stradella una quarantina di marinai dell’Imperiale Marina Asburgica, con il compito di assistere i pontieri nella costruzione e nel traghettamento delle truppe austro-ungariche sul Po.
Più che occuparsi dell’acqua, i marinai si sarebbero però occupati di vino, tanto da risultare “dispersi” proprio all’inizio delle operazione belliche. Sembrerebbe che quando fu deciso di spostarli sotto il comando delle truppe di terra, i marinai, non contenti della nuova destinazione, si nascosero in una cantina tra le colline sopra Stradella.
All’inizio si pensò che la loro scomparsa fosse causata da uno scontro a fuoco con i piemontesi o con i contrabbandieri, numerosi in quella zona di confine. Pertanto lo Stato Maggiore austro-ungarico decise di iniziare le ricerche degli scomparsi, inviando reparti di Ussari a cavallo nei dintorni di Stradella. Infatti quei marinai, furono ritrovati sani e salvi, ma completamente ubriachi in una cantina dalle parti di Canneto-Castana, sulle cui botti compariva la scittura: “vino Buttafuoco” che gli austriaci tradussero: “Feuerspeier”.

Nel 1872 la Marina Asburgica varò la cannoniera “Erzherzog Albrecht”, e dopo trent’anni di attività e ormai superato il 31 marzo 1908 venne radiata, e si racconta che in ricordo di quell’ottimo vino fu ribattezzata “Feuerspeier”, e registrata come pontone per essere utilizzato come alloggio, per gli allievi della Scuola di Artiglieria di Pola.
Nel 1916 venne adattato ad acquartieramento sommergibilisti dei numerosi U-Boote tedeschi operanti in Adriatico. Nel 1920 venne consegnato alla Regia Marina che lo portò a Taranto, e le diede il nome di “Buttafuoco”, continuando ad utilizzarlo come nave-caserma, per alloggiamenti equipaggi sommergibili del IV Gruppo.
In seguito gli venne data la sigla GM64. Nel 1947 era ancora nell’arsenale di Taranto, dove venne infine demolito nel 1955, dopo ben 83 anni dal varo.