
“In un mondo impastato di web, devi dare qualcosa che il web non potrà mai dare”, così Giuseppe Boles, avvocato e romanziere casalasco mi presenta la sua opera, una “finestra” capace di incorniciare il tramonto più bello del Po.
Casalmaggiore, provincia di Cremona, perfetto confine tra Bassa Padana e Nord Emiliano. Oltrepassando l’argine, lontano da ogni tipo di inquinamento acustico, laddove quiete e silenzio diventano sensibili al tatto, sparisce la frenesia della città. Il fascino del Grande Fiume prende vita, fondendosi con sfumature di colori, creando una particolare pigmentazione biologica in grado di suscitare emozioni oramai spacciate per superflue, eccessive, una mera perdita di tempo.
Eppure, è esattamente di questo che la società – oggi più che mai – ha bisogno, riscoprire quel turbamento dettato dal potente impatto che solo la bellezza della natura selvaggia può risvegliare. E questo Giuseppe lo sa, probabilmente tutti lo sanno, ma sicuramente non tutti sono in grado di ammetterlo a sé stessi: “Ho un sogno, voglio lasciare un Paese più bello di quello che mi hanno offerto. Io la chiamo Rivoluzione a chilometro zero, ovvero rivoluzioni fatte da gente del posto che utilizza elementi del posto per trasformarlo in un qualcosa che sia più di un semplice puntino sulla cartina geografica. È ciò che auguro ad ogni comune ancora anonimo, ma con una storia importante che, se trascurata, tenderà a dissolversi, e si perderà l’essenza della bellezza.”
Abbandonati e Respira, l’imperativo inciso ai piedi della finestra. Circa 70 pezzi di bronzo, tagliati a laser e saldati da Brunivo Buttarelli, artista e scrittore casalasco; il busto dell’opera è rappresentato dalle tre colonne portanti, donate da Roberto Ferrari, direttore generale dell’acciaieria Marcegaglia Carbon Steel; le massacranti faccende burocratiche sono state affidate all’Ingegnere Daniele Mazzini; chi ha partecipato col cemento, chi con la propria manodopera. L’iniziativa di Giuseppe Boles ha riscontrato importanti consensi, a dimostrazione della più sincera presa di coscienza di una cittadina, consapevole del potenziale turistico, economico, artistico che il Grande Fiume le ha concesso.
“Impiantata in un cubo di cemento armato (180 x 200 cm), per buttarla giù ci vogliono le cannonate”, ironizza l’autore, che vede nella sua Finestra sul Po un punto di partenza per uscire dall’anonimato, per riconoscere e apprezzare quello scorcio di tramonto che tutti conoscono, ma forse nessuno osserva realmente. Il valore significativo delle “mani nel bronzo”, un chiaro invito ad appoggiare le proprie, a fermarsi, ad abbattere la tendenza alla corsa continua, a perdere qualcosa di personale per poter prendere dalle impronte digitali di qualcun altro. La sottile inclinazione artistica presente dietro questo gesto è rappresentata e spiegata dalla poesia – scritta da Boles – incisa che accompagna il calco.
La ricerca di un simbolo, il Comune per Casalmaggiore, la bifora per il Comune, è l’immagine su cui l’artista si è basato per dar vita ad un bronzo, col fine di sottolineare l’importanza che la storia attribuisce alle tradizioni culturali di ogni vissuto.