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La battaglia di Polesella – 22 dicembre 1509

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Ritratto di Alfonso I d'Este, Modena, Galleria Estense. Sullo sfondo la grande vittoria del duca ferrarese ottenuta a Polesella

Le flotte fluviali furono utilizzate da quasi tutti gli stati e signorie dell’Italia padana fino agli ultimi decenni del ’400, poi il loro impiego decadde velocemente, e ciò è soprattutto da imputare allo sviluppo che le artiglierie ebbero tra la fine del XV secolo e i primi anni del successivo.

Cannoni più maneggevoli, che potevano essere messi in posizione, con relativa velocità, sulle rive dei fiumi si dimostrarono ostacoli insuperabili per le imbarcazioni, come amaramente ebbero modo di sperimentare i veneziani nel 1509 sul Po alla Polesella, dove una loro grande flotta fluviale fu facilmente annientata dalle potenti artiglierie degli Estensi collocate sulle rive.

Dopo questa data sui fiumi dell’Italia settentrionale non si ha praticamente più notizia dell’uso sistematico di flotte a scopi militari, se non per il semplice trasporto di uomini.

Polesella si trova a pochi chilometri da Ferrara, dove il Po fa una curva a gomito. Un luogo di grandi commerci. Durante tutto il XV secolo il Polesine fu terra contesa tra la Repubblica di Venezia e il Ducato estense, che si alterarono più volte nel governo del territorio.

L’anno decisivo fu il 1482 con la guerra del sale, quando i veneziani sconfissero i ferraresi in una battaglia navale e campale proprio da queste parti. Ma le ostilità continuarono per vent’anni con brevi scontri, fino allo scontro decisivo del 22 dicembre 1509, sempre sul porto di Polesella.

A fianco di Alfonso I d’Este si schierarono Francesco II Gonzaga di Mantova, Luigi XII di Francia, Massimiliano I del Sacro Romano Impero, Ferdinando II d’Aragona e Carlo II duca di Savoia, riuniti nella lega di Cambrai guidata da papa Giulio II.

Fu uno scontro bestiale in pieno inverno. Si racconta che le acque del Po si tinsero di rosso sangue. La flotta veneziana era composta da 17 galee e un numero imprecisato di altre imbarcazioni armate, mentre sulle rive era schierato un esercito che difendeva la sponda sinistra del Po. L’artiglieria ferrarese fermò i veneziani a Pontelagoscuro e la flotta fu ormeggiata tra Polesella e Guardia Veneta.

I veneziani per difendere gli avamposti, costruirono due bastion,i uno per ogni riva del Po, ma furono costretti a ritirare la cavalleria. I ferraresi attaccarono le posizioni veneziane sulla riva destra, costringendoli alla fuga.

Nella notte tra il 21 e il 22 dicembre l’artiglieria fu schierata in gran silenzio al riparo delle fortificazioni, in attesa che la piena prevista portasse le chiglie delle imbarcazioni ad altezza di tiro. Nell’alba gelida del 22 dicembre i primi colpi di cannone sorpresero i veneziani. Molte navi affondarono, altre furono catturate.

Molti soldati e marinai furono fatti prigionieri. I ferraresi non ebbero pietà, i nemici furono uccisi appena raggiungevano la terra ferma, fuori dall’acqua del fiume. Altri annegarono nell’acqua ghiacciata, più che una battaglia fu un massacro. Ad aspettare il duca Alfonso I d’Este a Ferrara c’era Lucrezia Borgia con tutta la corte, la città proclamò cinque giorni di festa a ridosso del Natale. Alfonso I raggiunse il singolare primato di essere stato scomunicato, sempre per motivi politici, da ben tre papi: Giulio II, Leone X e Clemente VII.

La sconfitta navale della Repubblica Veneta da parte di un esercito terrestre fece grande impressione sui contemporanei. Alfonso I passò quindi alla storia come duca artigliere, essendo un esperto tecnico d’artiglieria e fonditore di cannoni. La sua artiglieria riscosse vasta fama in Europa, tanto che gli è stata attribuita l’invenzione della granata. Ideò anche un sistema di fabbricazione della polvere da sparo.

Fu inoltre un esperto di fortificazioni, e le mura di Ferrara erano al tempo ritenute tra le più sicure e moderne d’Europa. Le truppe di Ferrara conquistarono 15 galee, diverse altre imbarcazioni e 60 bandiere. I veneziani persero 2000 uomini uccisi, bruciati con le navi, o annegati.

Angelo Trevisan, comandante della flotta veneziana, riuscì a fuggire, ma la sua galea affondò dopo 5 chilometri. Tornato a Venezia fu processato  per “cattiva condotta e negligenza”. L’esercito vincitore andò poi a riconquistare anche Comacchio, senza spargimento di sangue in quanto le navi veneziane si ritirarono prima dell’arrivo dei ferraresi. L’avanzata veneziana nel Ducato di Ferrara fu così bloccata e i confini si assestarono nuovamente su quelli stabiliti dal trattato di Bagnolo del 1484.

Da ricordare altre due battaglie a Polesella: La prima fu una battaglia navale combattuta nel tratto del fiume Po compreso tra Polesella e Guardia Veneta il 1º settembre 1271, che vide contrapposte le forze di terra e di mare del Comune di Bologna e le forze navali della Repubblica di Venezia, che si concluse con la vittoria delle forze bolognesi, che ottennero dazi più favorevoli per il loro commercio fluviale.

La seconda del 1482, sempre tra il Ducato di Ferrara e la Repubblica di Venezia nel quadro della cosi detta “guerra del sale”. Di questo periodo storico è la formazione ed il finanziamento dei “mercenari del sale”, una compagnia di ventura, assoldati nel 1471 dal duca di Ferrara Borso d’Este, e successivamente da Niccolò d’Este, con il compito specifico di proteggere le saline delle valli di Comacchio, dai continui attacchi della repubblica veneziana.