Home Acqua e Territorio I consorzi irrigui: “La valle dell’Enza ha sete, la Regione cosa fa?”

I consorzi irrigui: “La valle dell’Enza ha sete, la Regione cosa fa?”

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Gli esponenti dell’Associazione Consorzi irrigui e di miglioramento fondiario

Riceviamo dall’Associazione dei Consorzi di Miglioramento Fondiario ed Irrigui della Val d’Enza.

L’inizio di settembre dimostra che la poca acqua che scorre nell’Enza pare che sia bastata a Paola Gazzolo e Simona Caselli, rispettivamente assessore all’Ambiente e assessore all’Agricoltura della Regione Emilia-Romagna, per lavarsene le mani su un tema caro al mondo rurale e all’ecosistema di una intera vallata.
Di fatto le richieste di deroga al Deflusso minimo vitale (Dmv) del Torrente Enza inviate il 26 giugno 2018, effettuate da parte del Consorzio di Bonifica dell’Emilia Centrale e dagli scriventi Consorzi Irrigui Privati, avevano già ricevuto un primo parere contrario. Di più: ad oggi non è stata tenuta in considerazione l’ulteriore richiesta presentata pochi giorni fa (22 agosto) sempre da parte del Consorzio di Bonifica dell’Emilia Centrale che motivava la necessità con delle giuste osservazioni. Stupisce rilevare come il primo diniego alla deroga affermasse che la situazione si sarebbe normalizzata “soprattutto grazie alle precipitazioni che dovrebbero arrivare nelle prossime ore” in base alle previsioni meteo del 14 agosto, ma in realtà le previsioni non si sono avverate e la situazione è peggiorata. La situazione che si è creata è un chiaro indicatore del carattere torrentizio dell’Enza che non è in grado di garantire il fabbisogno idrico del bacino sotteso come evidenziato anche dai lavori del Tavolo Tecnico Enza costituito in Regione.
Il protrarsi di questa situazione porta ancora una volta a gravissimi danni per le colture, in particolare ai prati stabili e ai vigneti, dato che non è possibile irrigare per lasciare scorrete acqua sui sassi del torrente: i nostri assessori lo sanno?
L’unica fonte superficiale per la media Val d’Enza è quella poca acqua: e con questo metodo del diniego alla deroga l’hanno negata a una vallata.
Come può questa politica attenersi a parametri incomprensibili applicati a un torrente senza considerare il danno causato a tutta l’economica prettamente agricola e all’ecosistema connesso?
Il presidente Bonaccini e è al corrente di questa situazione?
Intanto apprendiamo che in Romagna ai torrenti destra Po la Deroga è stata concessa. Forse la val d’Enza è di un’altra regione?
Anche ai sindaci del territorio abbiamo chiesto un aiuto per difendere le produzioni di pregio, da noi faticosamente prodotte, come Parmigiano Reggiano, Lambrusco… ma non abbiamo avuto alcuna risposta.
Nel merito tecnico, la situazione dei dati formulata ad Arpae, a firma Gazzolo e Caselli, ci lascia senza parole: riporta dati in percentuale secondo i quali nel primo semestre è piovuto abbondantemente senza tenere conto, però, che la risorsa idrica per irrigare serve soprattutto nei mesi centrali (da maggio a settembre) e, se non c’è un bacino a monte che rilasci acqua gradualmente, anche solo quel po’ che passa è fondamentale per l’irrigazione.
Nessuno si è mai lamentato se l’Enza nel periodo estivo fosse a secco al di sotto San Polo, dato che questa è la naturale prassi di un torrente che a monte non ha nessuna riserva d’acqua.
Questa situazione sta facendo morire i prati millenari della Val d’Enza e la Regione ne è responsabile.
Un motivo c’è, se l’elettorato si rivolge altrove, visto che chi dovrebbe risolvere i problemi invece li amplifica e con la poca acqua che c’è, appunto, se ne lava le mani.