
Siamo andati a Mantova a riprendere il piccolo rimorchiatore e lo abbiamo riportato a Ferrara.
di Andrea Dal Cero
Non sono ancora le sette di mattina quando la sveglia mi tira giù dal letto a Bologna. Per tutta la notte è piovuto, ma la mattina sembra bella. Verso le nove mi incontro con Georg Sobbe (il comandante della motonave La Nena) al ristorante Il Pontile (subito dopo il ponte che unisce Pontelagoscuro a Santa Maria Maddalena) e partiamo alla volta di Mantova con la sua auto seguendo l’argine.
Impieghiamo un’ora e mezza per arrivare al porto di commerciale di Valdaro. Mantova non la vediamo nemmeno: niente laghi, niente città. Solo un porto attrezzato dove il Lupo ha trascorso l’inverno e ha passato tutti gli esami e i controlli del caso.
L’unico problema sono le batterie che non sono usate da tanti mesi. Per fortuna arriva Alex (una specie di risolutore di problemi) e con l’ausilio di un accumulatore che pesa come un elefante, riesce a mettere in moto il battello.
Il motore gira regolare, lo lasciamo scaldare una mezz’ora buona, poi facciamo un giro di prova dentro il porto e a mezzogiorno, convinti del fatto nostro, prendiamo decisamente il Canal Bianco in direzione Est.
Il canale è pieno di vita. Tra le sue sponde strette incontriamo una fauna interessante e bella. Addirittura un gregge di pecore che si dissetano direttamente dalla sponda.
Alle 12,45 siamo al bivio. C’è anche un cartello che indica Venezia, se si prosegue diritto, e Fiume Po se si volta a destra. Georg telefona all’operatore della biconca di San Leone annunciandogli il nostro arrivo.
Dopo un quarto d’ora siamo lì e sbrighiamo la concata in pochi minuti. Poche centinaia di metri sul Mincio e siamo finalmente in Po.
All’una e mezza sfiliamo sulla nostra destra la foce del fiume Secchia e addento con ingordigia esagerata il primo dei panini che ci siamo fatti preparare strada facendo in un negozio in cui Georg è di casa.
E’ imbottito di mortadella Vismara, con tanto di pistacchi in bella evidenza: roba da matti per un bolognese come me. Ma il Po mi fa sempre venire fame. E’ l’unico posto al mondo dove mangio due volte al giorno, e anche la mortadella con i pistacchi è una delle cose più buone del mondo mangiata sul fiume.
All’una e mezza siamo a Quingentole e mangia di gusto anche Georg, mentre il fiume si fa sempre più largo e siamo costretti ad indossare le cerate perchè adesso il vento che tira da Est ce lo prendiamo diritto in faccia.
Continuiamo il nostro viaggio spostandoci da una sponda all’altra seguendo i segnali che ci indicano la direzione da seguire nel corso del fiume: dobbiamo accostare, rimandare, seguire e aggirare in continuazione. Il fondale si mantiene sempre molto alto a causa del livello alto del Po. Capita spesso di avere 15 metri d’acqua sotto di noi a pochi metri dalla sponda, Soprattutto dalla sponda Nord.
Passiamo da Ostiglia alle due del pomeriggio. Le ciminiere bianche e rosse dell’impianto sono il lato tecnologico del panorama su cui si affaccia dall’altra sponda la torre del castello di Revere.
Ora le anse ci riparano meno e abbiamo veramente freddo per un tratto abbastanza lungo: un’ottima occasione per farsi soccorrere da un altro panino (questa volta canonicamente imbottito di prosciutto e fontina) e trovare conforto in un paio di barattoli di birra. Georg, incredibilmente, oggi va ad aranciata.
La teleferica di Sermide ci scorre sulla destra alle tre. Dopo un’ora siamo tra Stellata e Ficarolo. Ci rendiamo conto che, aiutati dalla corrente, stiamo volando sull’acqua e il piccolo rimorchiatore sta facendo una delle sue migliori performances in assoluto.
Il cartello di Occhiobello lo incontriamo sull’argine alle 16,40. Siamo quasi arrivati, infatti passiamo davanti al Pontile dopo pochi minuti e, dopo il ponte di Pontelagoscuro, ci fermiamo per la notte all’attracco della stazione Pointer dei meatori dell’Aipo.
In darsena il lupo ci arriverà domani mattina, noi per il momento ci fermiamo qui soddisfatti del tempo impiegato per questo nostro viaggio e per come abbiamo vissuto insieme la giornata. Missione compiuta: il Lupo è tornato a casa.