
Finalmente lunedì è stata una bella giornata di pioggia. Può sembrare strano l’uso di questo oggettivo, bella, ma se si ricorda da quanto tempo questo prezioso, fondamentale elemento non cadeva più sul nostro territorio, allora diventa un aggettivo quasi obbligatorio.
Purtroppo, le previsioni ci dicono che la giornata non subirà repliche e da martedì, sul Piemonte, tornerà a splendere il sole. Una giornata particolare quella di lunedì, che ha riportato in primo piano la preoccupazione per la situazione idrica, che l’emergenza legata alla diffusione del Covid-19 aveva messo in secondo piano. Da troppo tempo non pioveva, la terra era asciutta e la temperatura molto calda. Perfetta quella pioggia scesa senza violenza perfetta per dare un po’ di sollievo ai campi.
Ma proprio quando la pioggia lentamente cessava di cadere, nel tardo pomeriggio, riprendeva il sopravvento l’emergenza Covid-19: diversamente da quanto deciso il sabato appena passato la regione Piemonte ha posticipato la riapertura delle scuole a lunedì prossimo, il 9 marzo. La vita sociale del bacino padano anche nella sua zona piemontese continuerà ad essere chiusa, interrotta, per limitare il più possibile il contagio.
Ma torniamo all’emergenza idrica, quella un pochino attenuata dalla recente pioggia. Per discuterne e trovare strade risolutive percorribili l’Autorità di Bacino Distrettuale del fiume Po ha indetto per il 6 marzo la prima riunione dell’Osservatorio delle crisi idriche.
Il segretario generale dell’Autorità Garante del Po Meuccio Berselli, ne ha parlato in un’intervista a Radio 24. Secondo Meucci i temi su cui puntare e trovare un accordo saranno: optare per colture in grado di crescere e dare frutto anche con una richiesta idrica inferiore, utilizzare in modo più efficiente l’acqua, quindi irrigare meglio e come soluzione sul lungo periodo, creare nuovi invasi in grado di contenere l’acqua quando cade, e stiamo verificando anno dopo anno che la tendenza attuale è quella di avere piogge autunnali consistenti seguite da periodi di siccità.
La preoccupazione nasce dalla necessità di non prosciugare i bacini idrici quando le necessità del mondo agricolo ne aumenteranno la domanda. La pianura padana, come ricorda Berselli, ospita il 35% dell’agricoltura nazionale e il 55% della zootecnia italiana.
Ricordiamo che gran parte di quei campi producono i mangimi destinati all’alimentazione degli animali negli allevamenti. Quando questo mondo entra in piena attività il bisogno di acqua è molto e i prelievi da laghi e fiumi veramente importanti.
Tutto ciò non è ancora iniziato: il Po, ancor prima della pioggia di ieri, aveva ancora una buona portata, che purtroppo andava riducendosi del 10% a settimana a causa della mancanza di pioggia. Anche lo scioglimento del manto nevoso non dà e non darà un grande aiuto visto che durante l’inverno non ha quasi nevicato nelle zone appenniniche. Problema questo sentito in modo diverso nelle varie regioni: con i grandi laghi e le Alpi vicine la questione è senza dubbio meno problematica ma il bacino padano è unico e collettiva dovrebbe essere la soluzione.
Non stupisce la preoccupazione del segretario dell’Adbpo. Vedremo cosa verrà deciso durante la riunione del 6 marzo, in piena emergenza virus attendendo sia l’uno sia l’altro sviluppo.
Quanta importanza ha l’attesa nelle nostre vite ma non disgiungiamola troppo dall’azione: mettiamo in atto quanto possibile per evitare lo spreco di questa risorsa fondamentale. In fondo, anche contro il coronavirus qual è uno dei comportamenti maggiormente consigliati per prevenirlo? Lavarsi le mani. Ricordiamo però di chiudere il rubinetto quando l’acqua non ci serve.