
di Andrea Dal Cero
Quattro responsabili dell’Aipo indagati per corruzione o per falso, un imprenditore che confessa di aver pagato per eseguire i lavori e racconta per filo e per segno come funzionava il meccanismo per fare la cresta sui contratti, documenti di trasporto falsi (sequestrati da anni) che provano consegne di materiale mai avvenute. Sono cinque anni che questi documenti dormono da qualche parte prima che, come sembra, la Procura di Rovigo si sia decisa a fare chiarezza su questa indagine.
Il servizio di Report di ieri sera che Milena Gabanelli ha voluto titolare “La cricca del Po” racconta di questo giro di quattrini e documenti falsi, di corrotti e corruttori. Di funzionari e imprenditori impegnati in un giro di valzer che, mettendo a rischio l’incolumità della gente del fiume e del territorio, si scambiano favori, si ricattano tra loro e perpetuano il copione già visto a Milano, a Venezia e a Roma.
Quante volte ci siamo occupati dei Predoni del Po cercandoli tra i rumeni, i pescatori di frodo, i ladri di motori fuoribordo e tra tutti gli attori di una microcriminalità diffusa e incontrollabile. E quante volte ci siamo rivolti alle autorità competenti per avere più giustizia, più controlli , più sicurezza. Sempre abbiamo additato il “diverso da noi” immaginandocelo brutto, sporco e cattivo.
Il servizio di Report ci riporta invece con i piedi per terra ad una realtà che facciamo fatica ad accettare perchè qualche volta i Predoni non sono diversi da noi: vivono come noi, parlano la nostra lingua, sono nostri vicini di casa, fanno lavori utili e indispensabili ed hanno un mandato che li rende garanti della nostra sicurezza.
Tante, troppe volte, nel corso della nostra attività giornalistica ci siamo sentiti rispondere che “l’acqua nasconde tutto”. Anche noi Giornalisti di Azione Fluviale abbiamo raccolto testimonianze, ascoltato storie e pareri di chi sul fiume vive e lavora, intervistato dipendenti dell’Aipo in merito ai lavori di controllo e mantenimento degli argini, visitato i cantieri sulle sponde del Po e di altri importanti corsi d’acqua. Ma, lo ammetto, abbiamo avuto paura di andare più a fondo, di scavare di più, di puntare il dito come invece ha fatto ieri sera la Gabanelli.
Noi non abbiamo un ufficio legale, non abbiamo una struttura in grado di affrontare cause civili e penali, non abbiamo la forza sufficiente a reggere le conseguenze di notizie come questa.
Ci piace pensare che in futuro saremo più forti, più coraggiosi e più utili per chi ci legge. E che saremo capaci di affermare che i Predoni del Po, in qualche caso, non sono molto diversi da noi. In qualche caso parlano la nostra lingua e vanno in ufficio in giacca e cravatta.