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Devastato il delta, il granchio blu risale il Po. E’ già a 100 chilometri dalla costa

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granchio blu Callinectes sapidus risale il po
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Dopo aver devastato il delta del Po, il granchio blu sta risalendo il fiume. Anzi: i fiumi. E’ già penetrato nell’entroterra per un centinaio di chilometri: un fatto che non ha precedenti. Di solito infatti vive lungo le coste, in mare o nelle acque salmastre di foci e lagune.

Le recenti segnalazioni sul Po riguardano una cattura a Ficarolo (Rovigo) e soprattutto i molti granchi blu rimasti nella rete di un bilancione collocato nella zona in cui il Panaro si immette nel Po stesso, grossomodo in corrispondenza con Gaiba (Rovigo) sulla sponda veneta e con Salvatonica (Ferrara) su quella romagnola. Il delta è a 50 chilometri di distanza in linea d’aria e ce ne vogliono almeno altri 30 per arrivare al mare.

Ma non solo. Risulta un granchio blu anche a Povegliano Veronese, nel fiume Tartaro che lì ha le sorgenti e che più a valle fa parte dell’idrovia del Canalbianco, da Mantova all’Adriatico. Da Povegliano Veronese al mare ci sono oltre 100 chilometri in linea d’aria. Per arrivarci attraverso le vie d’acqua, il granchio deve aver percorso una strada ben più tortuosa e lunga.

I granchi blu sono onnivori e voracissimi. Negli ultimi mesi il loro numero nel delta del Po è aumentato a dismisura. Sul versante veneto, se ne raccolgono 20 quintali al giorno e l’epicentro dell’invasione è la sacca degli Scardovari. In quello emiliano, sono passati come Attila sugli allevamenti di vongole e ostriche della sacca di Goro. Della produzione si è salvato poco o nulla: all’inizio del mese se ne è occupata anche la trasmissione televisiva Report. Ed è questo il motivo per cui è preoccupante la loro presenza così lontano dalla costa, in acque in tutto e per tutto dolci: i granchi finiranno per devastare anche il Po e il Tartaro?

Il nome scientifico del granchio blu è Callinectes sapidus. Si tratta di una specie aliena e invasiva. Aliena, perché in Europa non dovrebbe proprio esserci. E’ infatti originaria delle coste atlantiche americane, dagli Stati Uniti all’Argentina, ed è entrata nel Mediterraneo probabilmente con le acque di zavorra delle navi commerciali. Invasiva, perché qui non ha nemici naturali e può riprodursi a dismisura danneggiando la biodiversità: come infatti sta accadendo.

Pur essendo in grado di tollerare ampie variazioni di salinità, il granchio blu non si fa vedere in acque propriamente dolci. Se accade, si limita a risalirle di poco. Quando arriva a sei chilometri dalla costa, come è accaduto in Sicilia l’anno scorso, il fatto è così eccezionale da finire nella letteratura scientifica. Negli Stati Uniti, il granchio blu risale per un buon tratto il fiume Hudson: ma si tratta di un’eccezione, e non della regola alla quale si attiene nei suoi luoghi d’origine. Trovarlo in Europa ad un centinaio di chilometri dalla costa è un fatto davvero inaudito.

Nessuno conosce il motivo di questo cambiamento di abitudini. I pescatori di Goro hanno detto a Report che l’invasione dei granchi blu è iniziata in maggio, dopo le alluvioni in Romagna.  Ipotizzano perciò che la loro massiccia comparsa nel delta abbia a che fare con la variazione della salinità dell’acqua. Però concomitanza temporale non significa necessariamente nesso causale. Inoltre la segnalazione dell’esemplare nel Tartaro è di aprile, quando – più che di alluvioni – si parlava ancora di siccità.

Forse i granchi blu sono entrati nel Po e nel Tartaro perché nel delta e sulla costa adriatica sono diventati così numerosi da aver mangiato tutto quel che c’era da mangiare. In questo caso, l’ingresso nei fiumi avrebbe lo scopo di trovare risorse alimentari. Può darsi anche che la grande siccità dell’anno scorso abbia preparato loro il terreno attraverso la risalita del cuneo salino. Il sale dell’Adriatico, nell’estate 2022, è penetrato nel delta fino a 40 chilometri dalla costa: molti meno dei circa 100 ora percorsi dai granchi blu. Però un lieve aumento della salinità può essersi verificato anche più a monte e può aver lasciato tracce nei sedimenti del letto del fiume. Questo, magari, sta aiutando il granchio a spingersi dove finora non era arrivato.

Ipotesi, solo ipotesi. Al momento, non esistono spiegazioni di quanto sta accadendo. E in futuro? Forse i granchi blu, così come sono venuti, se ne andranno dalle acque dolci del Po e del Tartaro. O forse resteranno. E in questo caso, presumibilmente, il problema sarebbe grave.