
Non ne è rimasta neanche una scena. Il film “Italia piccola”, diretto da Mario Soldati e girato nel 1957 ad Arena Po (Pavia), in riva al grande fiume, è una sorta di Sacro Graal che i cinefili vanamente ricercano.
Davvero strano, che sia andata completamente perduta un’opera del grande scrittore e regista Mario Soldati: realizzò “Italia piccola” nel 1957, il periodo del suo “Viaggio nella valle del Po”. Ne parlava dicendo: “Non è un mio film, è il mio film”. La frase figurava anche sulle locandine e ben riassume quanto ne fosse orgoglioso. Infatti un altro grande regista, Gianni Amelio, vide “Italia piccola” da ragazzino e lo ricorda come un capolavoro. Nonostante questo, di solito si giustifica la sparizione di pellicola, soggetto, colonna sonora eccetera con i fatto che il film fu un fiasco solenne.
Eppure “Italia piccola” fu doppiato in spagnolo e distribuito in Spagna con il titolo “La voz de la sangre”. E’ un indizio che la pellicola non fosse una completa ciofeca. Ma anche dell’edizione spagnola non è rimasto nulla.
Il film “Italia piccola” era a colori ed aveva un cast degno del capolavoro evocato da Gianni Amelio. Comprendeva innanzitutto Nino Taranto ed Erminio Macario, insieme nella foto di copertina: tutti e due con ruoli tragici anche se erano (e sono) soprattutto indimenticabili interpreti del teatro comico dialettale. Altri interpreti principali: un giovanissimo Enzo Tortora e Rita Giannuzzi. Musiche di Nino Rota, nientepopodimeno: il futuro vincitore dell’Oscar con la colonna sonora de “Il padrino II”. In un piccolo paese della Bassa padana come Arena Po – ora ha 1500 abitanti, ai tempi di “Italia piccola” erano circa 2000 – il set cinematografico con attori così famosi fu un fatto epocale .
La trama ruota attorno all’amore fra un bellimbusto (Enzo Tortora) e la figlia del capostazione di Arena Po (Rita Giannuzzi; Nino Taranto il capostazione). La figlia del capostazione si ritrova incinta senza prima passare davanti dall’altare – “Italia piccola” era vietato ai minorenni – e il bellimbusto parte per l’America. Per evitare lo scandalo, un uomo di Arena Po (Erminio Macario) e sua moglie fanno passare il bambino per il loro figlio e gli danno il nome di Pierino. Quando Pierino ha cinque anni, il bellimbusto torna e lo vuole prendere con sé. Violento litigio davanti al bambino, che scappa di casa. Ansiose ricerche. Bambino ritrovato, riconciliazione, lieto fine.
Raccontato così, il film “Italia piccola” sembra un fotoromanzo di terz’ordine. Ma se si riduce la trama ai minimi termini, ogni capolavoro della storia del cinema e della letteratura diventa un fotoromanzo di terz’ordine. L’Odissea di Omero? Un tale che va in guerra e, quando è finita, impiega degli anni per tornare a casa. “Il padrino”, il film forse più famoso in assoluto? Sanguinose lotte intergenerazionali di potere fra famiglie mafiose trapiantate negli Stati Uniti. Il capolavoro discende dalla tecnica narrativa, dallo spessore dei personaggi e degli ambienti: ma, a questo proposito, di “Italia piccola” non sappiamo nulla.
Però ne sapeva qualcosa il regista Gianni Amelio, che vide una sola volta il film nel 1957, quando aveva 12 anni, e ne rimase colpito. Rievocandolo, tratteggia il ricordo di un canneto (o un campo di granoturco?) e di una notte di pioggia in cui si cerca disperatamente un bambino. Il film, dice Amelio, “aveva “bellissimi colori” e “fu da quelle parti che cominciai a distinguere un’immagine espressiva da una sciocca”. La trama, pur apparentemente banale, “nelle mani del regista diventa una rappresentazione musicale, dove lo spartito è la luce ‘falsa’ degli interni, i movimenti di macchina sofisticati, l’ambientazione comunque seducente”. Amelio conserva l’impressione che il film fosse un capolavoro nel quale Mario Soldati “anticipa di qualche decennio” il Bertolucci di “Novecento” e di “La luna”.
Tutto questo, ed altro ancora, è in un capitolo a firma di Amelio all’interno del libro “Mario soldati e il cinema”. Il capitolo si intitola “La vita nella Bassa”. E’ qui sotto. Le regole di Google ne permettono la lettura con il medesimo dispositivo per un paio di volte soltanto.
Anche se non aggiunge nulla a quel poco che si sa del film propriamente detto, un cinegiornale dell’Istituto Luce immortala un prezioso frammento del backstage di “Italia piccola” ad Arena Po.
Ma il servizio del cinegiornale Luce non è l’unica testimonianza indiretta relativa al film perduto. Esistono locandine e materiali promozionali, che sono oggetto di accanito collezionismo. In questo momento alcuni sono in vendita sul web. Riguardano sia “Italia piccola” sia l’edizione spagnola “La voz de la sangre”. Qui sotto c’è una galleria fotografica. Clic per ingrandire.
Le prime tre immagini si riferiscono ad altrettante fotobuste di “Italia piccola” presenti su Ebay. Si tratta degli involucri per le foto di scena che mostrano le informazioni essenziali relative al film ed una sua immagine: vi compaiono rispettivamente Nino Taranto ed Erminio Macario; Ida Giannuzzi ed Enzo Tortora; un collage di personaggi in riva al Po. Il sito spagnolo di collezionismo Pliego offre poi una guida al film e un volantino de “La voz de la sangre”.
Infine, l’immagine qui sotto riunisce due testimonianze relative al debutto de “La voz de la sangre”. Sono tratte dal quotidiano spagnolo La Vanguardia del 18 agosto 1958. Compaiono entrambe a pagina 20. A sinistra c’è la pubblicità del film pubblicata nel giorno che precedeva la sua proiezione al cinema Fémina. Presenta “La voz de la sangre” puntando su tre ingredienti: uno scandalo segreto, un amore, un peccato. Si tratta di una pellicola solo per maggiorenni, precisa una scritta in caratteri piccoli.
Sempre nell’immagine qui sotto, ma a destra, la breve anticipazione del film pubblicata lo stesso giorno da La Vanguardia, che elogia Rita Giannuzzi e la sua interpretazione in una pellicola “de tema genuinamente latino”, con “risas y lagrimas” sapientemente dosate.