
È ormai trascorsa la prima settimana di emergenza Coronavirus. Domenica scorsa, nel territorio piemontese, è stata emanata l’ordinanza che ha arrestato il tempo, creando una quotidianità diversa, tutta da inventare e sperimentare. Termine della validità dell’ordinanza sabato 29 febbraio, posticipata poi alla mezzanotte della domenica.
Ma lunedì i piemontesi potranno tornare alla consueta vita, fatta di scuola, lavoro, attività sportive e momenti ricreativi? Non ancora, questo quanto deciso dalla Regione di concerto con Ministero della Salute e Consiglio dei Ministri.
La decisione è arrivata nel tardo pomeriggio di sabato quando, dopo due giorni di trepidante attesa, è apparsa sul sito regionale la comunicazione che ha dato risposta all’inquietudine generale. Le scuole riapriranno mercoledì 4 marzo. Lunedì e martedì saranno dedicati a operazioni di igienizzazione delle strutture scolastiche. Una misura precauzionale che, ha spiegato il presidente Cirio, permetterà di valutare ulteriormente l’evoluzione dei contagi.
L’attesa era iniziata giovedì sera quando, in un comunicato pubblicato sul suo sito, la regione auspicava sì un ritorno alla normalità ma “con cautela e buon senso”. In pratica si proponeva quanto poi è stato confermato: la riapertura delle scuole per la metà della settimana prossima usando il lunedì e il martedì per lavare e disinfettare i locali. Proposta che ha dovuto attendere il benestare del Ministero con una risposta arrivata due giorni dopo, sabato dunque.
Due giorni di grande attesa. Perché, nonostante l’ordinanza avesse previsto una serie di sospensioni cautelative più ampie, dalla sospensione delle funzioni religiose all’annullamento di tutto ciò che potesse comportare “assembramenti di persone”, dunque anche tutti i festeggiamenti legati al Carnevale, quella più incisiva sulla vita delle famiglie è stata senza dubbio la chiusura delle scuole. Ritardare la decisione ha significato lasciare in sospeso, in un limbo vuoto, migliaia di persone che attendevano qualcosa di certo per sapere se attivare tutta una serie di soluzioni, a volte da vera partita a scacchi, per risolvere la gestione familiare.
Le famiglie piemontesi hanno sperato che un’indicazione certa potesse arrivare nella giornata del venerdì ma così non è stato. All’ora di pranzo del sabato la domanda ricorrente era: “aprono?” Nella mattinata di sabato Repubblica dava quasi per certa la riapertura al lunedì mentre, quasi in contemporanea, La Stampa forniva una sua versione molto più moderata: le aule torneranno a riempirsi solo nella seconda metà della settimana.
Una situazione di trepidante attesa, un toto-riapertura senza vincitori né vinti. Attesa che ha quasi messo in secondo piano la stessa preoccupazione per la diffusione del virus, preoccupazione di per sé già variamente sentita, da chi ha avuto veramente paura di un contagio di massa, a chi ha ritenuto fin troppo cautelanti tutte le misure precauzionali adottate.
Il tutto a fronte di una contenuta diffusione del virus. Venerdì a pranzo risultavano 11 i casi di Covid-19 nel territorio regionale di cui uno solo confermato. Sempre venerdì ma in serata il numero era salito a 15 a cui andavano aggiunti i 36 astigiani in vacanza ad Alassio. Tra questi sono risultate positive 28 persone, rientrate a casa e poste in isolamento fiduciario domiciliare.
Il bilancio di sabato sera ha poi portato a 45 i casi positivi in Piemonte, di cui solo uno confermato dall’Istituto superiore di Sanità.L’assessore alla Sanità ha però ribadito che non esiste una zona rossa piemontese: tutti i casi positivi al virus sono risultati legati a contatti avuti con il focolaio lombardo.
La riapertura delle scuole è un importante passo di ritorno alla normalità, nonostante in molti avessero sperato in una decisione diversa. Normalità segnata anche dalla possibilità, dalla domenica, dello svolgimento delle funzioni religiose e dalla riapertura dei luna park, per intenderci, quelli del Carnevale rimasti in attesa. In questi casi il Ministero della Salute e il presidente della Regione chiedono di garantire un metro tra una persona e l’altra in entrambi i momenti.
Misura probabilmente complicata da mettere in atto, diciamo che soprattutto in questi casi sarà necessario ricorrere al buon senso individuale. Da lunedì poi potranno invece riaprire musei, cinema, piscine oltre a eventi e manifestazioni in genere. Università e Politecnico riprenderanno la normale attività il 9 marzo.
Nella mattina della domenica è attesa anche la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale di tutta una serie di indicazioni operative per riportare alla normalità la vita del nostro paese. Insomma, buone notizie.