
Gli scariolanti erano braccianti che trasportavano la terra per mezzo delle loro carriole durante i lavori di bonifica, gli ultimi lavorarono negli anni ’40 nei territori del Reno e del canale di Burana, mentre nei secoli precedenti erano attivi in tutto il Ducato di Ferrara. Venivano arruolati ad ogni inizio settimana: alla mezzanotte della domenica suonava un corno, chi voleva avere il lavoro doveva mettersi in cammino verso gli argini, dove avveniva l’arruolamento. I ritardatari erano respinti.
Le grandi opere della costruzione degli argini e lo scavo dei canali richiamarono masse enormi di contadini poveri, attratti dalla possibilità di lavoro: fu proprio dalla concentrazione di gente di dialetti diversi che nacque un canto in italiano, anziché in dialetto. La carriola era un mezzo indispensabile per il lavoro. Ogni scariolante ne aveva una, di sua proprietà, preziosa quasi come le sue braccia. Partiva da casa alla mattina con la carriola al traino, legata alla bicicletta. Qualcuno la portava rovesciata in testa, con la parte posteriore appoggiata alla schiena, e pedalava così.
Alfiero Gualtieri, scariolante, 1966 – da La terra e l’acqua di Maurizio Garuti, Minerva Edizioni