
Dopo mesi senza precipitazioni che hanno visto l’agricoltura piegarsi e costretta a riorganizzarsi, ecco che arriva la prima pioggia con il primo temporale di primavera.
Il 31 marzo è entrato nei ricordi di molti agricoltori virgiliani come la tanto attesa acqua che la terra chiedeva, le precipitazioni sono scese per oltre ventiquattr’ore in molte aree della provincia mantovana, arrivando a superare anche i trenta millimetri di acqua a metro quadrato, con il buon auspicio di una proficua semina. Il tempo si è “rotto”, termine del linguaggio rurale locale con significato di escalation, da una pioggia ne seguono altre, infatti, si è scatenata il primo aprile, portando vento e tempesta con danni ingenti alle colture.
Il tempo ha fatto sul serio, ben lontano da quell’umore di cui siamo soliti a ricordare il primo aprile. Il cielo ha cominciato ad iscurirsi, le nuvole si agitavano e ruotavano così forte da sembrare un tornado, in pochi secondi raffiche di vento incontrollabili. Stormi di alati si muovevano verso est alla ricerca di tranquillità, mentre da nord avanzava il temporale con fulmini. Attorno alle 18.15 si sono avvistate le prime tempestate, come solito, avvengono a zone, a macchie casuali e con intensità diverse. Segnalazioni nell’alto mantovano, centro e oltre Po, zone interessate: Ponti sul Mincio, Marmirolo, Roverbella, Curtatone, Rivarolo Mantovano, Viadanese e quasi tutti i comuni della bassa compresi tra Suzzara e Felonica.
A farne le spese ancora una volta l’agricoltura nelle zone vocate alle produzioni frutticole come soprattutto l’oltre Po, il rischio delle perdite di fiori è reale. In queste settimane ci sono state fioriture importanti per le pere, mele e altre colture in seguito alle temperature favorevoli. I disastri sono sotto gli occhi di tutti e la conta dei danni sarà realizzata entro pochi giorni. Oltre all’agricoltura, il maltempo ha flagellato anche i centri abitati con alberi sradicati, pali del telefono piegati ed automobili crivellate da proiettili di ghiaccio dalle dimensioni di tre centimetri di diametro, come chicchi d’uva e in qualche caso noci, cadevano ininterrottamente arrivando a sbiancare piazze e prati.
Nessuno avrebbe mai immaginato una tragedia di queste dimensioni, difficilmente da comprendere senza esserne coinvolti, vere e proprie scene apocalittiche solitamente visibili nei film di fantascienza che si augura non riaccadano mai più.