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Abbattimento alberi sul Cavo Napoleonico

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A FERRARA CONTINUANO GLI ABBATTIMENTI DI ALBERI IN AREE PROTETTE

Da domenica 23 agosto, lungo il Cavo Napoleonico, tra Ospitale e Bondeno, numerosi cittadini hanno lamentato l’abbattimento indiscriminato di tanti alberi in salute. Le operazioni, attuate dalla Protezione Civile col nulla osta della Regione Emilia Romagna, riguardano il “taglio e la rimozione di alberature divelte e pericolanti” e si protrarranno nei prossimi giorni anche sull’asse del fiume Reno.
E’ bene precisare che le aree in questione sono sottoposte a vincoli di tutela ambientale, essendo Zone di Protezione Speciale (ZPS) e Siti di Interesse Comunitario (SIC), posti a tutela della flora e della fauna selvatiche, per la conservazione degli habitat naturali e seminaturali.
Proprio in questi scenari naturalistici, che si trovano tra acqua e vegetazione ripariale “hanno abbattuto dei bellissimi alberi e non se ne comprende il motivo. La Regione Emilia Romagna ha promesso di piantare 4 milioni di alberi e sembra che, ancor prima di cominciare, li stia togliendo”, afferma Gino Alberghini, Agente Scelto della Polizia Provinciale di Ferrara e Membro dell’Associazione ambientale Terre Matildee, che si occupa proprio di riforestare aree pubbliche e private, donando piante e sensibilizzando i cittadini alla cura del verde.
“A Ferrara – prosegue Alberghini – sono tanti gli episodi di capitozzatura e deforestazione ad apparire eccessivi, attuati in danno di alberi sani e adulti, come quello avvenuto pochi mesi fa sull’asse ferroviario Ferrara – Suzzara e i motivi addotti sono sempre quelli, opinabili, di sicurezza”.
I residenti che si sono chiesti il motivo di tutti questi abbattimenti sono molti, considerando che il progetto, costato oltre 140 mila euro, avrebbe dovuto concentrarsi solo sul taglio e la rimozione solo di “alberi divelti o pericolanti”, come afferma il verbale di autorizzazione, mentre pare che ad essere eliminati siano un po’ tutti gli alberi, anche quelli sani, senza tante distinzioni.
“E’ deprimente pensare che vi siano tante associazioni che si impegnano ad aiutare le amministrazioni nelle piantumazioni su suolo pubblico e poi la Protezione Civile si metta a radere al suolo intere aree verdi, che senso ha piantare 50 o 100 alberi se poi un altro ente ne abbatte 1000?”, si chiede Letizia Piras, studentessa al secondo anno di biotecnologie ambientali e attivista nel direttivo di Fridays For Future Ferrara.
Mentre sono tanti i movimenti ambientalisti che protestano contro questi progetti di antropizzazione, che devastano le verdi banchine degli ambienti fluviali protetti, enti pubblici e aziende private continuano nell’opera di deforestazione degli argini.
E’ il caso di chiedersi, se si procede di questo passo, quanti alberi saranno sacrificati in nome di una non ben chiara “sicurezza” e in che modo questi interventi autorizzati si conciliano con le direttive regionali che legano la riqualificazione dei canali ad opere di ingegneria naturalistica, che contemplano gli alberi come strutture portanti per evitare la frana degli argini (di cui al linK – https://progeu.regione.emilia-romagna.it/it/life-rii/temi/documenti/linee-guida-riqualificazione-ambientale-canali-di-bonifica-in-er/@@download/file/RER_LineeGuidaRiqualCanali.pdf ).

A seguito dell’incontro avvenuto nel marzo 2020 tra Protezione Civile, e i movimenti ambientalisti della Voce degli Alberi, Extinction Rebellion e Fridays For Future, questi ultimi hanno domandato all’ente quale fosse la reale destinazione degli sfalci verdi, ipotizzando vi fosse un interesse economico dietro l’utilizzo di questi scarti come risorse bio per i termovalorizzatori. Stante i diversi mesi trascorsi e nonostante ripetute richieste, gli ambientalisti ferraresi riferiscono che la domanda non ha ancora ricevuto risposta.