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Madonna del Fichetto: devozione popolare e sicurezza idraulica a Guastalla

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l'antica edicola votiva

Comunicato Stampa – Le vasche di accumulo e laminazione delle piene realizzate nella zona industriale della frazione di San Giacomo a Guastalla dal Consorzio Terre dei Gonzaga, in sinergia con il Comune di Guastalla e Ireti (gestore della rete fognaria), realizzate a seguito del nubifragio del 2015, permettono di trattenere l’acqua piovana sul territorio in modo controllato. “Questo sistema di accumulo – dichiara il Presidente del Consorzio Terre dei Gonzaga Ada Giorgi – con una capacità di oltre 60.000 metri cubi di acqua, ha avuto collaudi positivi importanti, non ultimi gli eventi atmosferici autunnali che hanno portato alla recente piena del Po, occasione in cui è stata dimostrata la validità delle scelte fatte”.

La vasca di espansione

Anche il Direttore della Bonifica, Raffaele Monica, si dice soddisfatto della sistemazione idraulica della zona: “Le casse di espansione sono strumenti utilissimi dal punto di vista idraulico, in quanto limitano gli allagamenti nelle zone più depresse, in questo caso le Valli di Guastalla, anch’esse aree di bonifica prevalentemente agricole, da preservare dalle alluvioni generate dall’espansione urbana”.

Come emerge dalle numerose tabelle toponomastiche installate dal consorzio e come si ritrova nei documenti più antichi presso la sede di Mantova, lo scolo che fa da collettore alle acque meteoriche della zona sud di Guastalla viene chiamato da sempre “Madonna del Fichetto”; ciò lo si deve alla presenza di un piccolo e antico oratorio, da secoli testimone silenzioso della lotta contro l’invadenza dell’acqua in questi territori.

Ed è proprio questa antica edicola votiva, situata in prossimità di una delle vasche della zona industriale, a dare il nome al luogo e al sistema idraulico là presente, oltre a raccontarne la storia. In passato infatti, questi piccoli luoghi di culto erano presenti in punti di passaggio chiave, come i “crocicchi” (attuali crocevia), in cui spesso ci si riuniva per invocare la protezione divina, soprattutto in occasione di calamità naturali come terremoti, pestilenze o alluvioni. A tale scopo gli oratori venivano dedicati alla Vergine o a santi protettori, oppure eretti come ex-voto, ovvero quale ringraziamento per una grazia ricevuta.

Le teorie per spiegare il termine “fichetto” si concentrano principalmente su due versioni: la prima vuole che si tratti di un ceppo conficcato nel terreno e posto a confine di due proprietà, che in dialetto guastallese di pronuncia “fichett”, mentre l’altra individua nel fichetto una pianta di fico che essendo cresciuta adagiata al modesto muro di un oratorio, non ha mai assunto dimensioni importanti.

La costruzione e decorazione di tali luoghi di culto era affidata per lo più ad artisti locali e all’arte popolare, che si avvalevano di materiali facilmente reperibili ma non particolarmente duraturi, ragione per cui l’affresco con l’immagine della Vergine con bambino risulta molto ammalorata: si tratta della proposizione della celebre immagine miracolosa della Madonna della Ghiara, venerata nell’omonima chiesa di Reggio Emilia fin dagli inizi del 1600.

La base dell’edificio sembra risalire al XVII secolo, mentre ad un’epoca posteriore apparterrebbe la parte anteriore del pronao, composto da quattro archi. Sull’arco di ingresso dell’edicola si ricorda la scritta, ormai cancellatasi, “QUI ME INVENIT, VITAM INVENERIT”, “Chi trova me troverà la vita”. L’oratorio, il più antico sul territorio parrocchiale, era meta di processioni ed orazioni, ed è tuttora utilizzato e frequentato dalla popolazione locale, sempre aperto e mantenuto in maniera impeccabile grazie alla volontà e all’impegno del parroco e dei fedeli.