
Quando si pensa alle isole della laguna veneta, immediatamente vengono alla mente Burano, Murano, Torcello, o la bellissima Sant’Erasmo. Sono in pochi invece a conoscere Poveglia, l’isola disabitata da molti anni e vietata anche ai turisti. Anticamente era denominata Popilia, probabilmente per la sua vegetazione (dal latino populus “pioppo”) o in relazione alla vicina via Popilia-Annia, fatta costruire dal console romano Publio Popilio Lenate. Nelle antiche mappe cinquecentesche l’isola appare nominata anche nella forma Poveggia.
A seguito dell’ invasione longobarda del VI secolo e della distruzione delle città dell’entroterra (in particolare Padova ed Este), divenne uno dei centri di reinsediamento delle popolazioni in fuga verso le coste. Divenuta borgo e sede di un castello, il centro contribuì efficacemente, tra l’ 809 e l’ 810, alla resistenza di Metamauco, l’antica capitale del ducato di Venezia, assediata dai Franchi.
Nel IX secolo si rifugiarono sull’isola 200 servitori rimasti fedeli al Doge Pietro Tradonico (?-864) che era stato assassinato. Proprio con loro Poveglia conobbe il suo periodo più florido, grazie alle attività di pesca e alla produzione del sale. Intorno all’anno 1000 sull’isola, si potevano contare oltre 800 case. La decadenza di Poveglia coincise con la guerra di Chioggia, (fu un conflitto combattuto dalla Repubblica di Genova contro la Repubblica di Venezia tra il 1378 e il 1381), allorché si decise di evacuarne la popolazione a Venezia. Nonostante la costruzione di una fortificazione (ottagono Poveglia), l’isola fu ugualmente occupata dall’ammiraglio genovese Pietro Doria (?-1380), che da qui bombardò il monastero di Santo Spirito. Al termine del conflitto Poveglia era completamente devastata.
Solo più tardi si decise di sfruttarne la vicinanza al porto di Malamocco (allora unico accesso alla laguna adatto alle grandi navi), adibendola a stazione per il rimessaggio e la sosta delle imbarcazioni e per l’immagazzinamento di attrezzature di bordo. In seguito le sue funzioni si orientarono sempre più verso fini sanitari: assegnata dal 1782 al Magistrato alla Sanità (La Repubblica di Venezia istituì la magistratura permanente dei Provveditori alla Sanità nel 1485). Le sue strutture servirono al controllo di uomini e merci e, all’occorrenza, da lazzaretto (le isole del Lazzaretto Vecchio e del Lazzaretto Nuovo erano divenute inadeguate). In due occasioni, nel 1793 e nel 1798, ospitò gli equipaggi di due imbarcazioni ammalati di peste (furono probabilmente le ultime manifestazioni della malattia a Venezia). La procedura risultò efficacissima, tanto che contenne largamente la devastante epidemia di colera che tra il 1831 e il 1837 fece tante vittime in tutta Europa, giunta da oriente proprio con il traffico marittimo. Per dare un’idea di quanto fosse esteso il commercio via nave all’epoca, basta ricordare che, tra il 1831 e il 1832, ben 702 bastimenti fecero tappa a Poveglia per rispettare la quarantena.
Probabilmente, proprio per la sua vecchia e macabra funzione di lazzaretto nell’ultima epidemia di peste, durante la quale le persone aspettavano solo di morire, su Poveglia sono nate molte leggende. Ad aumentare la fama di isola maledetta vi fu il sospetto, non confermato, che la struttura adibita ad ospitare anziani convalescenti, costruita nel 1922, fosse in realtà utilizzata come manicomio. La struttura sanitaria fu chiusa solo nel 1968, e da allora Poveglia fu abitata solo dai suoi fantasmi, dall’incuria e dall’abbandono. A concorrere alla creazione della triste fama di lsola del male ci si sono messi anche cinque ragazzi arrivati dal lontano Colorado fino alla laguna veneta, proprio per registrare, con sofisticate apparecchiature, la presenza di spiriti, ovvero il team di ‘Ghost Adventures’.