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Ma nei fiumi di acqua ce n’è ben poca

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La pioggia caduta attorno al giorno di San Valentino è stata quasi ovunque scarsa. La situazione non è cambiata. Il Po continua ad essere drammaticamente in secca: ancor più che in gennaio, quando già il fenomeno era decisamente grave. La secca invernale del Po è ora la peggiore da trent’anni a questa parte. Basta un dettaglio per misurare la situazione: in passato, è accaduto semmai a fine estate di vedere la sorgente del Po, sul Monviso, ridotta sì e no ad un rigagnolo. Stavolta sta capitando ora, a fine inverno.

Dal Piemonte al Veneto, dalla Lombardia all’Emilia, ovunque il Po è in sofferenza. Livello dell’acqua molto basso. Ammassi di sabbia ben visibili nel letto del fiume, imbarcazioni che rischiano di toccare con l’elica sul fondo, immondizie non più nascoste da una pietosa coltre d’acqua. Emblematica la vicenda di due amici: uno abita sulla sponda lombarda, l’altro su quella emiliana; si sono dati appuntamento su un isolotto spuntato nel bel mezzo del fiume, per una stretta di mano carica di tristezza e di preoccupazione.

Pioverà, finalmente? Pioverà a sufficienza per rimediare? Il centro europeo ECMWF, che si occupa di previsioni meteo a medio termine, non offre grandi ragioni di speranza. La sua cartina che riassume le precipitazioni attese per il prossimo mese di marzo mostra il giallo su parte dell’Italia, compresa una vasta area dell’Italia settentrionale. E’ il colore che indica piogge inferiori alla media del periodo.

 

Certo, le previsioni possono essere sbagliate. La fotografia della situazione attuale, però, non lascia scampo. L’inverno in Italia è stato asciutto e quasi ovunque più caldo, o ben più caldo, del normale. E’ stato così siccitoso e tiepido che secondo l’osservatorio sulle risorse idriche dell’ANBI, Associazione Nazionale Bonifiche Irrigazioni, la situazione idrica in Italia settentrionale è la più grave degli ultimi trent’anni. Fiumi che scendono dalle Alpi lombarde e dall’Appennino emiliano ridotti ai minimi termini, fiumi del Veneto e del Piemonte con bilancio idrico in profondo rosso.

E il Po nel quale questi fiumi si gettano non sta per niente meglio. L’Autorità di Bacino concorda con ANBI: la magra invernale è la peggiore da trent’anni, la portata del fiume è inferiore di circa un terzo rispetto alla media del periodo e in certi punti ancora più bassa. A Pontelagoscuro la portata è sotto la media del 40%, a Piacenza i livelli idrometrici si sono abbassati di altri 30 centimetri nelle prime due settimane di febbraio. Del resto, l’innevamento sulle Alpi è prossimo a valori minimi, con punte di -80% rispetto alla media.

E dunque manca l’acqua, che è più preziosa dell’oro. La siccità preoccupa addirittura Assoidroelettrica, l’associazione dei produttori di energia idroelettrica. Nell’ambito di più generali problemi relativi alle energie rinnovabili, ha inviato una lettera al primo ministro Draghi informandolo che non c’è neve sulle montagne e quindi “la primavera e l’estate si annunciano assai critiche sotto il profilo della produzione”.

La siccità, soprattutto, spaventa i contadini. Fra non molto si trapiantano i pomodori e si seminano le barbabietole e a quel punto servirà acqua per irrigare le colture. Ma nel Po e nei fiumi, di acqua ce n’è ben poca: se non piove possono andare in crisi perfino le produzioni di foraggio e di grano.